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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 12:28.

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Avvenire: si giudichi sui fatti. Marco Boato dalla Stampa: copiata la mia bozzaAvvenire: si giudichi sui fatti. Marco Boato dalla Stampa: copiata la mia bozza

La riforma della giustizia va giudicata sui fatti e non sugli slogan, scrive Avvenire, il quotidiano dei vescovi, nell'editoriale di oggi 11 marzo, mentre Marco Boato, ex parlamentare dei Verdi, dalle colonne della Stampa, parla di riforma «copiata dalla mia bozza», quella che fece molto discutere in Bicamerale oltre dieci quando fu presentata per riformare la giustizia italiana. E se Idv e Pd continuano a parlare di «legge truffa», dalla maggioranza Gaetano Quagliarello, vice capogruppo Pdl al Senato, guarda al sostegno dei giuristi che, dice, «fa ben sperare». Fli, ha assicurato Italo Bocchino, dialogherà sulla riforma, per la quale esprime però tanti dubbi.

Quagliarello: contro di noi si coalizzeranno i conservatori
«Si parte per raggiungere una meta difficile: riformare la giustizia e fare del nostro Paese una democrazia normale», aggiunge Quagliarello, che spiega: «Contro di noi si coalizzeranno i conservatori che aborrono il liberalismo (anche quando si dicono liberali) e gli orfani della rivoluzione che credono che le sentenze servano a cambiare il mondo e non a fare giustizia. Il cammino sarà difficile e la meta incerta. Ma l'inizio fa ben sperare. Qualche studioso di rango si è già esposto. Non è poco, non era scontato!».

Latorre (Pd): non c'era l'urgenza di un disegno di legge costituzionale
Dal Pd, Nicola Latorre, parlando a Radio24, ha evidenziato la mancanza di urgenza di un disegno di legge costituzionale per affrontare la riforma della giustizia. «Togliamo di mezzo la prescrizione breve di cui stiamo discutendo - ha spiegato - e agiamo con interventi legislativi di carattere ordinario per rendere più veloce la macchina della giustizia. La riorganizzazione dei tribunali riducendoli a uno per ogni capoluogo di provincia, l`accelerazione un processo di informatizzazione degli uffici giudiziari e una meglio definita responsabilità civile dei magistrati senza che per questo ne sia condizionata l'azione». «Se queste fossero le premesse - ha concluso Latorre - non ci sottrarremmo a un confronto».

Avvenire: dalla riforma non sembrano emergere pericoli per i magistrati
L'editoriale di Avvenire si sofferma sul contenuto delle nuove norme approvate ieri 10 marzo dal consiglio dei ministri. Nel testo presentato dal Governo, si legge, «non sembrano emergere né effettivi pericoli di sottomissione dei magistrati, giudicanti e requirenti, al potere esecutivo o legislativo» e nemmeno «norme che potrebbero tornare utili a Berlusconi nei processi in cui è imputato». Senza contare che molti elementi, tranne la separazione delle carriere, erano presenti nel testo Boato ai tempi della Commissione Bicamerale. «D'Alema, che fu presidente di quella Bicamerale, assicura che fra quel testo e quello di Alfano esistono "differenze sostanziali" ma soprattutto chiede, come condizione per il dialogo, le dimissioni di Berlusconi. Ma forse sarebbe meglio che tutti rinunciassero per una volta a precipitosi giudizi di parte: il confronto, in Parlamento, dovrebbe essere la regola, non una condizione».

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