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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 06:37.

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Nell'anno della «grande crisi», il 2009, con il Pil che ha subìto una contrazione del 5,2%, si registra una sostanziale tenuta delle basi imponibili e del gettito, pur in presenza di alcune significative variazioni all'interno delle più rilevanti imposte. Il quadro che emerge dall'analisi delle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2010 mostra che la crisi ha colpito i redditi da lavoro autonomo e d'impresa, sia in termini di frequenza che di ammontare.

L'analisi condotta dai tecnici delle Finanze sui redditi d'impresa considera anche gli effetti del nuovo regime di detassazione degli investimenti, la «Tremonti-ter», che opera attraverso una deduzione dal reddito e che dunque ha avuto il suo effetto anche in termini di gettito. Se si entra più nel dettaglio, si scopre che nell'ambito della platea di imprenditori in contabilità ordinaria, la contrazione di quanti dichiarano un reddito è pari al 10 per cento. Si tratta di 25.700 soggetti con una riduzione dell'ammontare del 14%, che equivale a un miliardo di euro. In tal modo, il reddito medio scende da 27.300 a 25.840 euro.

Se l'attenzione si sposta ai contribuenti che dichiarano redditi d'impresa in contabilità semplificata, la diminuzione dei soggetti con reddito è del 6,3%, riguarda 105.600 contribuenti con una riduzione dell'ammontare del 9%, pari a 2,5 miliardi. In questo caso, il reddito medio scende da 16.650 a 16.190 euro. L'aumento dei contribuenti che dichiarano perdite è dell'1,42 per cento. L'analisi del reddito medio d'impresa, distinto per settori di attività economica, evidenzia che la contrazione più rilevante si è concentrata nel settore manifatturiero: -20% del reddito medio per le imprese in contabilità ordinaria, -9% per quelle in contabilità semplificata, in coerenza con il crollo della produzione industriale del 2009 (-18,3%).

La significativa riduzione del numero dei contribuenti Irpef (280mila unità) concentrata soprattutto sul lavoro dipendente con una flessione del 10% per i soggetti con età inferiore ai 24 anni, è stato in parte compensato dall'incremento delle partite Iva. Dai dati emerge in particolare che il tasso delle nuove partite Iva attivate da parte di soggetti sotto i 30 anni sul totale delle nuove aperture risulta in netta crescita: il 22,5% nel 2010, contro il 19,8% nel 2009 e il 12,6% del 2006. Segno certamente di un certo dinamismo, come emerge dalle conclusioni dei tecnici delle Finanze, ma anche e per altro verso del tentativo da parte dei giovani di aprirsi comunque una prospettiva in mancanza di certezze occupazionali. Solo quando si disporranno i dati su una serie storica sufficientemente attendibile, si potrà stabilire se la tendenza si è consolidata e quante partite Iva aperte sono effettivamente "sopravvissute" alla crisi.

Tengono i redditi da lavoro e da pensione, anche grazie agli ammortizzatori sociali, in presenza di una contrazione del 7,3% dell'occupazione temporeanea rilevato dall'Istat.
Per il mondo del lavoro autonomo si osserva la contrazione di quanti dichiarano in positivo un reddito (-5,4%), con una riduzione del 3% del reddito imponibile (poco più di 900 milioni. Netto il calo dei redditi da partecipazione: -6,86 per cento.

TAG: Istat

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