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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 12:10.

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Arrestato sindaco consulente di Alemanno (Space24)Arrestato sindaco consulente di Alemanno (Space24)

NAPOLI - Sul suo sito campeggiano le foto di Falcone e Borsellino con la scritta: «L'Italia impariamo ad amarla come loro». Il richiamo ai due magistrati non è bastato a Giorgio Magliocca ad evitare l'arresto – disposto ieri dalla Procura di Napoli – per concorso esterno in associazione mafiosa. Il 36enne avvocato non è solo dal 2002 sindaco del Pdl nel comune di Pignataro Maggiore (Caserta) ma è anche un consulente della segreteria politica del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Nel 2005 è stato nello staff dell'allora ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi.

Il sindaco della Capitale si è affrettato a prendere le distanze dal collaboratore, dichiarando che «è stato assunto dal Comune di Roma con un concorso pubblico bandito dalla precedente amministrazione nel 2005. A seguito della notizia del suo arresto è stato immediatamente sospeso dal servizio in attesa degli esiti dell'inchiesta, così come prevedono le disposizioni di legge sul pubblico impiego».

Un distacco che ha scatenato la reazione dell'opposizione. «L'ulteriore coinvolgimento di un esponente del Pdl della Campania in inchieste che riguardano la camorra - ha dichiarato Laura Garavini, capogruppo Pd nella commissione parlamentare antimafia - è un segnale inquietante sul quale sarebbe bene che si aprisse una riflessione seria in quel partito. Peraltro la persona coinvolta era stata anche segnalata al sindaco di Roma da cui ha avuto incarichi molto delicati prima all'interno della struttura amministrativa e poi negli uffici di diretta collaborazione. Sarebbe bene che Gianni Alemanno, invece di trincerarsi dietro dichiarazioni di maniera, chiarisse fino in fondo chi gli ha fatto la segnalazione e perché».

Scaricato da Alemanno e attaccato dalla sinistra, non si può certo dire che Magliocca sia stato abbandonato dal resto del partito. I vertici del Pdl campano gli hanno espresso solidarietà a dispetto delle accuse contenute nell'ordinanza della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Magliocca, infatti, secondo i pm campani da anni sarebbe asservito agli ordini del clan camorristico di Pignataro Maggiore, sodalizio criminale agguerritissimo, dicono i magistrati, «resosi protagonista di delitti efferati, la cui pericolosità resiste agli interventi giudiziari e grazie al quale Magliocca avrebbe potuto vincere ripetute elezioni elettorali». Dopo l'elezione del 2002 è stato infatti riconfermato nel 2006 ma nel 2000 e nel 2005 è stato anche eletto come consigliere provinciale.

Il sindaco avrebbe ricevuto l'appoggio prima del boss Lello Lubrano, ucciso in un agguato di camorra e poi di Pietro Ligato, attualmente recluso in regime di carcere duro. In cambio avrebbe chiuso gli occhi sui beni confiscati al clan, in particolare una villa bunker, permettendo che la malavita continuasse di fatto a goderne.

Magliocca ha sempre negato queste accuse e non a caso sul suo sito campeggia, tra le iniziative svolte negli anni, proprio «l'acquisizione al patrimonio indisponibile dei beni dell'ente, dei beni confiscati alla camorra».

Una piega dell'inchiesta riguarda anche alcune associazioni no profit alle quali il Comune ha assegnato beni confiscati.

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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