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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 15:01.
Spunta un altro deputato regionale nell'inchiesta sulle tangenti pagate per il fotovoltaico. Anche lui avrebbe avuto un ruolo nella vicenda che ha portato in carcere il parlamentare regionale Pd, Gaspare Vitrano, arrestato dalla polizia mentre intascava una mazzetta di 10 mila euro. La posizione del secondo politico è stata sommariamente delineata negli atti dell'indagine che hanno perceduto il fermo di Vitrano.
L'episodio non sarebbe, infatti, un semplice caso di corruzione ma viene riportato dagli investigatori a un consolidato «sistema» di corruzione che nel settore delle energie alternative imponeva agli imprenditori il pagamento di tangenti in cambio dello snellimento dei tempi per il rilascio delle autorizzazioni.
Spesso venivano creati artificiosi ostacoli burocratici per indurre i titolari delle imprese interessate alla installazione di impianti fotovoltaici a pagare le mazzette secondo un preciso «tariffario». Lo scenario dell'inchiesta è stato delineato dal racconto di un imprenditore che aveva ottenuto in sub concessione lavori per la realizzazione di impianti fotovoltaici a Roccamena, in provincia di Palermo, e a Francofonte, in provincia di Siracusa.
Da tempo le due pratiche erano però bloccate in alcuni decisivi passaggi burocratici.
Per fare ripartire l'iter delle autorizzazioni si sarebbe fatto avanti Piergiorgio Ingrassia, un ingegnere molto introdotto nel settore dell'energia alternativa. Ingrassia non si è però presentato solo come un tecnico ma come un elemento di collegamento tra la politica e le imprese. «Solo la politica può spingere il procedimento burocratico» avrebbe detto Ingrassia all'imprenditore.
Dall'inchiesta emerge una sorta di «tariffario»
La «tariffa» per «oleare» i meccanismi della burocrazia per le imprese del fotovoltaico sarebbe di diecimila euro ogni Megawattora prodotta. All'imprenditore che lo ha denunciato il deputato regionale Pd, Gaspare Vitrano, ora fermato per concussione, aveva fatto lo sconto: 50 mila euro in tutto anche se l'impianto di Roccamena (Palermo) avrebbe prodotto a regime circa 7,5 Megawattora. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e condotta dal pm Maurizio Agnello.
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