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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 08:14.

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Un'Italia divisa «o una macro-regione italiana diventerebbe rapidamente insignificante». È quanto afferma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un'intervista al settimanale francese Le Figaro magazine. L'invito è a non drammatizzare le polemiche sulle celebrazioni dei 150 anni dell'unità nazionale. «Non vedo serie pulsioni separatiste», osserva il capo dello Stato. Certo – aggiunge – sull'istituzione della festività del 17 marzo i ministri della Lega nord hanno manifestato il loro dissenso. Ma le decisioni assunte in Consiglio dei ministri «implicano l'adesione di tutto il governo.

Sono sicuro di una larga partecipazione dei cittadini alle celebrazioni, comprese le zone dove la Lega nord ha molta influenza». Ne è una chiara testimonianza «l'eccezionale accoglienza popolare» ricevuta il 2 febbraio nel corso della sua visita a Bergamo.
In 150 anni di storia unitaria, la coscienza nazionale si è accresciuta «e si è radicata nelle prove. Alcune di esse sono state drammatiche. Sono presidente della Repubblica da quasi cinque anni e in occasione dei miei viaggi e dei miei incontri in tutto il paese ho potuto osservare quanto l'attaccamento dell'Italia alla sua unità sia più forte di quanto certe polemiche potrebbero far pensare». L'anniversario dell'unità nazionale celebra la nostra «fierezza di essere italiani». Un processo continuo di avanzamento che ha consentito al paese di diventare un paese «di primo piano alle Nazioni Unite, come nell'Unione europea e nell'Alleanza atlantica».
In un messaggio inviato in occasione del XXV congresso del Movimento federalista europeo, Napolitano si è poi soffermato sulle crisi del nord Africa: «Solo proseguendo sulla via dell'unità politica e sviluppando nel quadro comunitario posizioni comuni e iniziative concrete, gli Stati europei possono incidere efficacemente sulla scena mondiale».

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