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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 08:14.

CITTÀ DEL VATICANO - «Bisogna affrontare la questione dell'ineleggibilità di quanti hanno pendenze con la giustizia». Nel documento conclusivo della 46esima Settimana Sociale dei cattolici della Cei, c'è un appello forte alla politica, che tocca il nervo scoperto della giustizia, e tutti gli altri aspetti delicati che toccano le istituzioni. Il presidente della settimane sociali, il vescovo di Ivrea monsignor Arrigo Miglio, e il segretario generale Edoardo Patriarca, hanno illustrato un documento in cui, anzitutto, si mette in rilievo come il Paese abbia bisogno di completare le riforme istituzionali, ma senza «stravolgere l'impianto fondante della Costituzione»: la Carta costituzionale, infatti, è «frutto di un alto compromesso delle principali culture politiche del Paese».
Parole scritte che non lasciano dubbi su come anzitutto le gerarchie non nascondano i rischi che corre l'Italia: «Occorre salvaguardare la democrazia», dice uno dei passaggi centrali del documento. Dove viene messa in evidenza la necessità di «rinsaldare la democrazia» e, su questo fronte, vengono individuati in particolare quattro punti: democrazia interna ai partiti, lotta alla criminalità organizzata, legge elettorale-forma di governo e federalismo. «Occorre dare all'elettore un reale potere di scelta e di controllo»: il testo invita a una «revisione della legge elettorale a tutti i livelli e per tutte le istanze».
Poi il federalismo, tema su cui la Cei ha ribattuto spesso: può essere una scelta positiva per il paese ammesso che non sancisca semplicemente un passaggio «dal centralismo statale a un centralismo regionale» e non alimenti ancora di più il divario tra il Nord e il Sud del paese. «Si può fare del federalismo una lotta agli sprechi, responsabilizzando chi ha potere decisionale in ordine alle spese e i cittadini a un controllo più preciso - si legge nel documento presentato a Radio Vaticana insieme al sottosegretario della Cei, monsignor Domenico Pompili -, oppure si può passare da un centralismo statale a un centralismo regionale con il rischio di prevaricazione da parte di poteri non trasparenti». Al tempo stesso si avverte che «si può fare del federalismo un modo diverso di pensare l'unità del paese, oppure sancire una frattura ancora più insanabile tra Nord e Sud». Inoltre secondo i cattolici delle Settimane sociali «il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale si offre come prospettiva dirimente capace di valorizzare due grandi protagonisti della democrazia, l'associazionismo e la città».
Ieri inoltre è intervenuto il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che ha tenuto una lectio magistralis all'Università di Perugia sul tema "Scienza e fede, vie per la formazione dell'uomo". Il presule ha affermato, tra l'altro, che «la società, per essere tale, deve avere un'anima e questa non può essere di ordine economico, politico o funzionale, ma solo di ordine spirituale ed etico». Poi ha parlato del tema della vita, sempre centrale del dibattito della chiesa italiana, e che ora è tornato di nuovo alla ribalta da quando è stata avviata all'inizio della settimana la discussione generale alla Camera sul ddl relativo al fine vita (detto anche testamento biologico), su cui la Cei da tempo ha espresso parere favorevole all'approvazione del testo così come è uscito nel 2009 dal Senato. «La smania di dominare e manipolare fino all'estremo della vita umana, nel sacrario del suo principio e nel mistero del suo concludersi, alimenta un atteggiamento strumentale che, mentre non rispetta correttamente la natura, umilia anche se stessa» ha detto Bagnasco, secondo sui su temi come quelli della ricerca, «si tratta di maturare un atteggiamento di umiltà non di arroganza, di rispetto non di dominio». In ogni caso su tutti questi temi – dal fine vita ai temi istituzionali della politica – il cardinale si esprimerà con ogni probabilità nella prolusione al Consiglio Permanente Cei, in calendario per il prossimo 28 marzo.