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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 11:18.

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Torneo - Sei Nazioni di rugby, Italia-Francia, allo stadio Flaminio di Roma (Ansa)Torneo - Sei Nazioni di rugby, Italia-Francia, allo stadio Flaminio di Roma (Ansa)

Giù le mani dalla Nazionale ovale. E chi la tocca, peste lo colga. Lasciateci sputare il rospo che ci chiude la gola prima di passare ad altro. Non si finisce mai di restare sorpresi davanti a questo mistero gaudioso. Siamo uno strano e litigioso Paese e lo sport è uno degli specchi più trasversali, dunque fedeli. Allora capita che ci si senta quasi in dovere di levare la pelle a qualunque nostra Nazionale, perfino quando vince, ma quella di rugby guai!

Diritto di critica abolito, bravi e belli sempre, qualche volta poverini, in certi casi scalognati, in altri ancora – come quando vengono seppelliti dall'Inghilterra – vittime di un movimento troppo giovane "che la Francia ci ha messo quarant'anni per vincere il suo primo Cinque Nazioni". Peccato che si andasse ancora in giro coi calessi: era la prima metà del secolo scorso (1910-1953), quindi, sportivamente parlando, qualche era geologica fa. Brocchi mai, i nostri, molto più spesso eroi tragici.

Figuratevi ora che si è vinto con mezza Francia, spocchiosa, spompata e svogliata. A proposito, ieri Parigi tremava Vittoria eccitante, sebbene abbastanza occasionale, perché la nostra non pare mai una squadra in crescita, a differenza di quanto capitava sotto la guida dei francesi Coste e Berbizier, non a caso espressione di un movimento che insegna a giocare quel pallone bislungo.

Questa Italia invece gioca un fior di catenaccio ovale. Che non c'è niente di male, intendiamoci, anche perché Mallett e prima di lui tutti gli altri stregoni dell'altro emisfero continuano a dirci che siamo capaci di far solo quello, manco i nostri avessero le mani di pietra. Però non si può dire che l'Italia gioca un anti-rugby in piena regola, altrimenti si finisce sul rogo. Dato che alla pelle ci teniamo, limitiamoci a pensarlo e nel frattempo vinciamo una volta a ogni morte di Papa. Mentre la nostra Nazionale, la più perdente dello sport italiano, conquista spazi mediatici che tutti gli altri – calcio escluso – se li sognano.

Adesso, battuta la Francia, siamo a posto per i prossimi due anni: possiamo serenamente tornare a perdere come niente fosse, mentre la Federazioni incassa fior di soldoni (che anche qui gli altri se li sognano) con il ricchissimo Sei Nazioni e il movimento dei club litiga all'interno del minuscolo e deserto cortile di casa e ad ogni sabato di Coppe raccontiamo ormai senza nemmeno più imbarazzo un rosario di sconfitte. Botte e gol da tutti. Sempre. Ma guai a sollevare obiezioni, altrimenti lo sportivissimo pubblico del rugby – o almeno una piccola parte di esso - si imbestialisce e diventa più velenoso di un branco di juventini sfrucugliati su Calciopoli. Il rugby è uno sport meraviglioso e tutti i bambini e le bambine dovrebbero per legge provarlo almeno una volta nella vita. Ma la domanda resta: puoi avere un successo pazzesco vincendo 8 partite in 11 anni? A quanto pare sì, in questo caso. Tutti gli altri se ne facciano una ragione.

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