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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 19:26.

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Il ministero dell'Interno ha chiesto ai ministeri della Difesa e dei Trasporti di evitare l'ingresso in acque italiane della nave marocchina con circa 1800 maghrebini, partita dal porto libico di Misurata ed ora in acque internazionali, fino a quando non ci siano «elementi di certezza» sulla nazionalità dell'imbarcazione e sul suo trasporto. Lo si apprende dal Viminale, che ha pregato anche il ministero degli Esteri di assumere contatti con lo Stato di bandiera della nave per avere anche in questo caso elementi di certezza.

Non potrà quindi attraccare a Lampedusa - dove il centro di accoglienza per immigrati ospita già 1.300 persone - la nave partita da Misurata, in Libia, e "ufficialmente" diretta in Marocco. Secondo le prime informazioni l'imbarcazione sarebbe stata respinta dal porto de La Valletta (Malta) dove aveva chiesto di essere rifornita. La notizia è stata successivamente smentita. A bordo ci sarebbero 1.836 persone di diverse nazionalità: 1.715 del Marocco, 39 della Libia, 35 dell'Algeria, 26 dell'Egitto, 7 della Tunisia, 6 del Mali, 4 del Sudan, 2 della Siria e 2 della Mauritania. La nave - riferisce la sala operativa della Capitaneria di porto di Palermo - avrebbe fatto nuovamente rotta verso il nord Africa. Il traghetto, preso a nolo dal Marocco, sarebbe di nazionalità italiana.

Intanto a Lampedusa si attendono sei barconi con qualche centinaio di migranti. «Durante uno degli ultimi sbarchi - ha spiegato il portavoce di Croce rissa Tommaso Della Longa - sette ragazzi disidrati e in ipotermia sono stati ricoverati e assistiti dai soccorritori e dai medici nel posto medico avanzato (Pma) allestito dalla Croce Rossa sul molo». I migranti hanno raccontato di essere stati 48 ore in mare senza cibo nè acqua. «Ci aspettiamo altri sbarchi - conclude Della Longa -, quindi continua il lavoro senza sosta degli otto volontari e dei due medici che da giorni sono impegnati a fronteggiare l'emergenza».

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