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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 06:37.

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ROMA
Parla del passato. Di come gestire (senza lacrime e sangue) l'intollerabile eredità del debito pubblico in Paesi europei come l'Italia. Ma anche del futuro, di come investire nell'istruzione e nella cultura se si vuole garantire (ma occorrerà del tempo) crescita e occupazione specie nelle zone più svantaggiate del Sud.
Due facce della stessa medaglia per il presidente della Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso ieri a Roma, alla vigilia dell'Ecofin che questa mattina, a Bruxelles, è chiamato a pronunciarsi sul pacchetto legislativo del 29 settembre nel quale la Commissione ha inserito, oltre a sanzioni più rapide per chi non rispetterà le modalità di rientro dal debito, anche quei cosiddetti "fattori rilevanti" da considerare come il debito dei privati, i sistemi pensionistici e le quote private di proprietà immobiliari. Un pacchetto che, se passerà, darà un respiro di sollievo alle finanze di un Paese come l'Italia che ha il terzo debito del mondo ma anche una propensione al risparmio rilevante, un sistema pensionistico più equilibrato di altri e una grande quota privata di proprietà immobiliari.
Era quanto l'Italia chiedeva ed è quello che, molto probabilmente, otterrà. Il primo ringraziamento Barroso lo ha ottenuto ieri mattina dalla presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, all'Università Luiss dove gli è stato conferita la laurea honoris causa in Giurisprudenza. Subito dopo è stato il premier, Silvio Berlusconi, a tesserne gli elogi a Palazzo Chigi dove ai temi economici si sono aggiunti gli effetti sull'immigrazione della crisi libica e gli aiuti per il sisma in Giappone. «Ringrazio ancora una volta il presidente Barroso – ha detto il premier – per essere stato sempre vicino alle nostre richieste. Devo dire che in tutti questi anni siamo stati convinti supporter del presidente e lui ci ha sempre ripagati con un'attenzione sempre aperta, amichevole e cordiale nei confronti dei temi che, nel corso degli anni, gli abbiamo sottoposto». E tra le nuove "richieste" che Berlusconi avrebbe sottosposto ieri a Barroso anche i tempi per avviare il negoziato solo annunciato al vertice europeo di venerdì scorso che consenta all'Italia di ottenere una "fiscalità di vantaggio" a favore del Sud.
Un grazie Barroso lo ha incassato anche dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi e dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il quale il rapporto è sempre stato «eccellente». Tanto che nella sua lectio magistralis alla Luiss, Barroso ha preso in prestito le recenti parole di Napolitano sui "tagli con il machete" alla cultura rilevando che «non è saggio tagliare risorse in settori come scienza, cultura e istruzione». Analoghe le considerazioni su cultura e creatività per l'Europa del futuro svolte da Barroso Ue all'uscita dal nuovo museo Maxxi di Roma dove si è trattenuto per un'ora insieme al presidente della Fondazione Maxxi, Pio Baldi e della direttrice Anna Mattirolo.
Ma il cammino è ancora lungo, ha spiegato Barroso. L'Europa sta facendo degli sforzi anche se «può e deve fare di più» perché «la ripresa è fragile e difforme tra i vari stati membri, rimane l'incertezza, il tasso di disoccupazione è troppo alto e gli investimenti rischiano di andare persi». Per restare in carreggiata serve dunque una "governance economica europea". Non un'opzione ma «un vero imperativo» imposto dai mercati». Qualcosa tuttavia si muove e Barroso lo ha spiegato ricordando come i 17 stati membri dell'euro hanno concordato un Patto per l'euro basato sulla proposta della Commissione che «è pienamente compatibile con il Trattato e rafforza ciò che stiamo facendo nell'ambito della governance economica».
Una necessità, secondo Barroso, se si vuole che nell'Ue e soprattutto nella zona euro non ci sia «solidarietà senza responsabilità ma neppure responsabilità senza solidarietà». Solo così potrà funzionare lo Strumento temporaneo europeo di stabilità finanziaria (Efsf) e il Meccanismo permanente (Esm) che partirà dal 2013. Il vertice informale di venerdì dei capi di stato e di governo della zona euro «ha riaffermato questo principio» e i leader europei si sono impegnati a rendere disponibile l'intero ammontare di 440 miliardi di euro per il fondo attuale e 500 miliardi per il meccanismo permanente che gli succederà.
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I TEMI

Governance economica Ue
La governance economica «non è un'opzione facoltativa, ma un imperativo». Secondo Barroso «sono gli stessi mercati a chiedere maggiore coordinamento e coerenza per una maggiore governance europea». Il presidente della Commissione ha quindi sottolineato che l'Europa sta lavorando in molte direzioni, per esempio per la sburocratizzazione, che rappresenta un ostacolo per la vita soprattutto delle piccole e medie imprese
Patto per l'euro
Il Patto per l'euro concordato con i 17 paesi membri e promosso dalla Commissione «è pienamente compatibile con il Trattato e rafforza ciò che stiamo facendo nell'ambito della nuova governance economica» ha assicurato il numero uno di Bruxelles

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