Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 06:36.

My24


TOKYO. Dal nostro inviato
Una giornata iniziata di prima mattina con due nuove esplosioni nella centrale di Fukushima (presso i reattori 2 e 4) e chiusa in tarda sera con un'altra forte scossa di terremoto, e un nuovo incendio al reattore 4, aumenta il rischio di una catastrofe nucleare in Giappone ed estende il pericolo ai paesi vicini. Peggio di Three Mile Island, un po' meno grave per ora solo di Chernobyl: parole a sorpresa rilasciate in serata dall'agenzia per la sicurezza nazionale francese, contro le tesi del governo giapponese. «È chiaro che siamo di fronte a un livello sei», ha dichiarato il presidente dell'Asn André-Claude Lacoste, riferendosi alla classificazione internazionale da uno a sette che ha assegnato 5 all'incidente negli Usa e 7 (unico caso) a Chernobyl. Sono 50 i tecnici rimasti nella centrale a combattere contro il tempo per evitare la catastrofe nucleare, e se per il commissario Ue all'Energia Guenther Öttinger si può ormai parlare di «apocalisse», il governo giapponese, che aveva catalogato sabato a 4 la situazione dopo il terremoto, continua invece a pensare che non si sia di fronte a un evento più grave di Three Mile Island.
Il premier Naoto Kan, con un volto terreo, è apparso in tv in mattinata e ha ammesso l'elevata possibilità di ulteriori fughe radioattive. Ha invitato alla calma ma anche elargito i consigli del caso - stare in casa, spegnere i ventilatori, non mettere fuori la biancheria - alle persone che si trovano nel raggio di 30 chilometri dalla centrale (quelli entro 20 km erano già sotto ordine di evacuazione). È poi emerso che il premier sarebbe furioso con i dirigenti della società che gestisce l'impianto, la Tepco, per i loro comportamenti omissivi e per la decisione di ridurre fin troppo drasticamente il personale impegnato a cercare di risolvere i problemi di raffreddamento dei reattori malfunzionanti.
Prima dell'intervento di Lacoste, è stata l'ambasciata di Parigi ad avvertire che Tokyo si trovava in pericolo per la possibilità di arrivo di una nube radioattiva entro dieci ore, accelerando la smobilitazione in corso della comunità straniera. Il vento che in mattinata spirava proprio in direzione della capitale ha poi cambiato rotta disperdendo materiali radioattivi, secondo quanto annunciato dall'agenzia meteorologica Onu, sopra il Pacifico. Le autorità di Tokyo alle 9 di sera hanno dichiarato che i livelli di radioattività riscontrati risultano di 10 volte più della norma e non sono dannosi alla salute. Passa poco più di un'ora da questo annuncio e gli edifici di Tokyo, alle 22.31 (le 16.31 ora italiana) si mettono ancora una volta a tremare: questa volta è una scossa di magnitudo 6,1 con epicentro a sud-ovest, nell'area di Shizuoka vicino al Monte Fuji. Un altro incubo si affaccia: quello che un'altra centrale nucleare, quella di Hamaoka (ancora più vicina a Tokyo rispetto a Fukushima: 200 chilometri contro 240), possa essere stata danneggiata. L'esecutivo si affretta ad assicurare che l'impianto non ha subito alcuna conseguenza. La linea Tokaido dello Shinkansen, il treno superveloce per Osaka, viene però interrotta: altra preoccupazione per gli stranieri che intendono allontanarsi dalla capitale dirigendosi verso il sud-ovest. Anche il trasporto aereo si sta complicando. Mentre un raggio di 30 km intorno alla centrale di Fukushima è stato dichiarato No-fly zone, alcune compagnie aeree asiatiche ed europee hanno sospeso i voli su Tokyo. Lufthansa, ad esempio, li ha dirottati su Osaka e Nagoya. Altre, tra cui l'Alitalia, continuano a operare sulla capitale, con i voli pieni in uscita e semivuoti in arrivo.
Il ruolo di prima fila di Parigi nell'evidenziare prima e più degli altri il pericolo-catastrofe induce intanto alcuni "dietrologi" a ipotizzare persino un riflesso condizionato di interesse recondito: di riflesso, si enfatizza come siano francesi i reattori più sicuri al mondo e quindi più meritevoli di essere scelti in un mercato internazionale destinato ormai a rallentare. La ceo di Areva, Anne Lauvergeon, ha dichiarato che la potenziale catastrofe giapponese è la prova migliore che «i reattori nucleari a basso costo non hanno futuro», facendo eco alle precedenti parole dello stesso presidente Nicolas Sarkozy (che ha parlato di qualche commessa persa per il prezzo, in quanto i reattori francesi sono più costosi perché più sicuri).
© RIPRODUZIONE RISERVATA

I luoghi del disastro

Shopping24

Dai nostri archivi