Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 08:48.

My24
Al G-8 non passa la no-fly zone (Epa-E. Foster)Al G-8 non passa la no-fly zone (Epa-E. Foster)

PARIGI - Il miglior riassunto di quanto è accaduto (ma sarebbe meglio dire non accaduto) al vertice parigino dei ministri degli Esteri dei paesi del G-8, almeno per quanto riguarda il caso Libia, l'ha fatto l'italiano Franco Frattini: «È sbagliato fare un paragone tra la velocità degli aerei e dei carri armati di Gheddafi e i tempi del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Mi rendo conto che agli occhi dell'opinione pubblica questa sia una constatazione tragica. Ma non ci sono alternative a una decisione che può essere presa solo dall'istanza davvero rappresentativa della comunità internazionale. L'iniziativa unilaterale di un solo paese, o anche di alcuni paesi, non è pensabile».

La proposta franco-inglese di attacchi mirati alle basi di Gheddafi non ha raccolto l'adesione degli altri membri del G-8. E neppure la creazione di una "no-fly zone" finalizzata a impedire i bombardamenti delle città controllate dall'opposizione. Tant'è che nel documento finale di tutto questo non c'è traccia.

Il neoministro francese Alain Juppé ha ammesso di «non essere riuscito a convincere» gli altri paesi. E il suo collega britannico William Hague ha riconosciuto che il G-8 «non è la sede adatta per prendere decisioni di questo genere». Tutto è quindi rinviato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che fin da oggi dovrebbe prendere in esame una proposta di risoluzione avanzata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia contenente un pacchetto di misure per cercare di isolare ulteriormente il Colonnello e sostenere l'opposizione libica. La bozza di risoluzione, secondo quanto ha riferito ieri sera il rappresentante permanente del Libano Nawaf Salam, conterrebbe lo stabilimento di una no-fly zone e nuove sanzioni.

A opporsi a un'azione militare sono stati soprattutto Germania, Russia e Italia. Berlino teme sviluppi che possano trasformarsi in una vera e propria guerra, destinata a indebolire il generale movimento di democratizzazione del mondo arabo. La Russia insiste sulla necessità che a guidare l'azione della comunità internazionale sia la Lega araba, la cui posizione appare per il momento ancora incerta. «Chiedono la no-fly zone - ha commentato Serghej Lavrov - ma nello stesso tempo sono contrari a un'ingerenza esterna, tanto più se di natura militare. Aspettiamo che ci dicano esattamente cosa vogliono e cosa sono disposti a fare. Su questa base discuteremo all'Onu».

L'Italia, che sul dossier libico fin dall'inizio ha assunto una posizione prudente, punta sulle sanzioni e sulla creazione di una zona umanitaria per difendere i civili. «La no-fly zone da sola - ha detto Frattini - non serve a nulla». E comunque sembra un'ipotesi ormai superata dai fatti. Come quella degli attacchi mirati. «Lo scenario sul terreno - ha ammesso Juppé - è cambiato». Aggiungendo che «è escluso che la Nato o singoli paesi possano intervenire». Tutti sono comunque d'accordo che non si faranno passi indietro nel giudizio su Gheddafi, indipendentemente da quale sarà l'esito degli scontri. Il Colonnello, ribadiscono, ha perso ogni legittimità.

Intanto il presidente americano Barack Obama ha deciso di estendere le sanzioni a 16 società pubbliche libiche, tra cui la compagnia petrolifera Noc. E sta valutando se utilizzare parte dei fondi già congelati (una trentina di miliardi di dollari) per sostenere finanziariamente l'opposizione a Gheddafi.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi