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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 21:42.

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Marco "Makkox" Dambrosio, uno dei talenti fumettistici italiani più interessanti emersi grazie al web negli ultimi anni, ha reso meglio di altri il senso di attonita impotenza che pervade chi segue gli eventi di questi giorni in Giappone. Makkox per una volta non disegna, ma lascia il posto alla celebre "Grande onda al largo di Kanagawa" di Katsushika Hokusai e commenta, semplicemente: «Poi un giorno il segno prende significato. Quei riccioli di spuma come tanti artigli, di cui mi ero sempre chiesto perché». Un'immagine e un commento in cui c'è già tutto.

Compresa la furia della natura capace di spolpare la carne viva della tecnologia di cui l'uomo si fa scudo. Con una sola, letale, zampata. Forse solo oggi si riesce ad andare davvero oltre l'immagine e scoprire quanto di rivelatorio e profetico ci sia in Hokusai e in tanta storia dell'arte nipponica. E nei manga e negli anime, come sono chiamati i fumetti e i cartoni animati giapponesi. Si è sempre pensato che manga come "Akira" di Katsuhiro Otomo o anime come "Conan il ragazzo del futuro" di Hayao Miyazaki fossero figli della macchinofobia e del terrore atomico dovuto al peso che Hiroshima e Nagasaki hanno sull'immaginario (e sulla pelle) dei giapponesi, ma forse in queste opere c'è molto di più. Forse in quelle opere si può leggere il senso di costante precarietà di un popolo che vive su una terra che trema di continuo e non offre certezze. Non dunque, o non soltanto, la paura atomica.

In questi giorni, attraverso Twitter, Facebook, i blog e i siti d'informazione generalista si cerca di capire che cosa stia esattamente accadendo, soprattutto alle centrali di Fukushima. Attraverso gli stessi canali rimbalzano anche le richieste di informazioni sulle sorti dei mangaka più amati, gli artisti che con i loro fumetti e cartoon hanno letteralmente formato intere generazioni di appassionati. E non solo in Italia. Il sito colombiano Grupo Dinamo, dedicato ai manga e alla cultura nipponica, sta monitorando via web la situazione creatasi dopo il terremoto e lo tsunami dell'11 marzo in modo da avere un elenco sempre aggiornato degli autori che hanno comunicato di trovarsi in una situazione di sicurezza.

Il perché di questo interesse specifico e, agli occhi dei profani, forse un po' egoistico, va cercato tra la seconda metà degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, quando i palinsesti delle televisioni occidentali vengono rivoluzionati dall'arrivo dei cartoni animati nipponici. I primi (Goldrake, Heidi, Mazinga, Jeeg Robot...) provocano una sorta di shock culturale, soprattutto nei genitori che guardano con diffidenza in particolar modo le storie che hanno come protagonisti i mecha, cioè i robot giganti. Episodi intrisi di un dinamismo e di una componente inedita di violenza (che oggi fa sorridere). Tanto invisi ai genitori, quanto amati dai bambini, i cartoni giapponesi finiscono con il diventare per molti ragazzi delle vere e proprie opere di formazione con elementi valoriali forti e con una rappresentazione del male e della sensualità molto più esplicita rispetto al passato (Go Nagai, l'ideatore di Goldrake, è anche l'autore di fumetti come Devilman che non si mettono problemi a rappresentare l'iperviolenza e la sessualità).

Non tutti gli anime sono però osteggiati dai genitori: Heidi, Anna dai Capelli Rossi, Candy Candy e più in generale gli adattamenti di classici della letteratura occidentale si distinguono per una sensibilità nuova e, spesso, carica di poesia. Tra robottoni e orfanelle, le generazioni nate dalla fine degli anni Sessanta in poi introducono nel proprio bagaglio culturale, figurativo e valoriale un mondo nuovo, fatto di segni e di contenuti che permangono e riemergono in un vortice emotivo quando accadono fatti come quelli dell'11 marzo (interessante a tal proposito questo post dello sceneggiatore di Dylan Dog, Roberto Recchioni). Forse per questo sul web è tutto un rincorrersi di interpretazioni su quanto sta accadendo (interessante l'interpretazione del professor Alessandro Gerevini della "calma 'disumana' del popolo dei manga", in un pezzo sul Corriere della Sera), di controdeduzioni sul rapporto tra i manga e gli eventi apocalittici che funestano il Sol Levante (Matteo Stefanelli, dell'Università Cattolica di Milano, ne parla sul suo blog) e di approfondimenti sul terremoto visto e interpretato attraverso i manga e gli anime (come ci spiegano l'esperto Alessandro Montosi qui e, sul sito del Tg3, Riccardo Corbò).

Sul web però si parte da manga e anime per dare spazio anche alle iniziative solidali a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Sul sito del Morning, magazine della celebre casa editrice giapponese Kodansha, sono numerosi gli autori che prestano la propria opera per offrire un supporto alle vittime del terremoto. In Francia, terra di fumettisti proprio come il Giappone, è stato allestito il progetto on line Tsunami, des images pour le Japon. L'iniziativa è di Jean-David Morvan, Sylvain Runberg, Aurélie Neyret, Kness Madee della community transalpina CFSL.net e ha coinvolto numerosi artisti in pochi giorni. I disegni saranno messi all'asta e riprodotti in un libro in cui proventi andranno a sostenere l'organizzazione Give2Asia. Anche la Nintendo ha creato un canale di solidarietà, Smile for Japan Project, sul sito Flipnote Hatena, la piattaforma che permette di condividere microcartoni animati realizzati con Flipnote Studio, un programma per Nintendo DS. In pochi giorni, sono stati "caricati" sul sito oltre settemila microcartoon disegnati da bambini e adulti, da dilettanti e professionisti, accomunati dalla passione per manga e anime e, soprattutto, dal desiderio di sostenere il Giappone in questo momento cruciale.

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