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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 14:05.
Dopo averne sposato repentinamente la causa, quando sembravano in grado di cacciare il raìs, l'Occidente sembra pronto ad abbandonare a un tragico destino gli insorti libici alle prese con la controffensiva delle truppe fedeli a Gheddafi.
I rapidi sviluppi in atto sul campo di battaglia, con i governativi che ormai dilagano in tutta la Cirenaica minacciando Tobruk, Bengasi e le altre roccaforti dei ribelli rischiano di far apparire anacronistiche se non assurde le iniziative messe in campo dagli organismi internazionali. Oggi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in audizione presso le Commissioni affari esteri di Senato e Camera,ha detto che ci sono ''buone prospettive'' di organizzare il vertice tra Ue, Unione africana e Lega Araba ''nei prossimi sette giorni'' per arrivare a conclusioni condivise e ''favorire l'adozione in Consiglio di Sicurezza di un pacchetto di misure che includa il cessate il fuoco''.
Tra molto meno di una settimana il conflitto libico potrebbe essere terminato con la vittoria di Gheddafi, segnalate già vicine a Bengasi, e il figlio del raìs Saif al-Islam ha dichiarato che ''tutto sarà finito in 48 ore''. Lo stesso Frattini ha ammesso che le forze di Muammar Gheddafi controllano "quasi completamente" la Cirenaica
L'aviazione governativa libica ha ripreso a bombardare Bengasi, seconda città del Paese. Lo ha riferito un ufficiale passato dalla parte della rivolta, il colonnello Faradh al-Feytouri, contattato dall'emittente televisiva satellitare 'al-Jazira'. A detta del colonnello, i raid hanno preso di mira soprattutto l'aeroporto, ma non è chiaro se vi siano state vittime.
La televisione di stato libica ha invece trasmesso un messaggio ai cittadini della "capitale" della rivolta. "Cittadini di Bengasi, non temete, non ci sarà alcuna vendetta contro la popolazione civile". L'emittente di Tripoli ha mandato in onda un messaggio dai toni rassicuranti. "Amati abitanti di Bengasi le vostre forze armate hanno risposto al vostro ripetuto appello di ripulire la città dalle bande di terroristi che portano la corruzione nella vostra zona, in modo che Bengasi possa ritornare allo splendore di un tempo.
Vi garantiamo che opereremo nel vostro interesse e non ci sarà alcuna vendetta".
Abdel Fatah Younes, ex ministro dell'Interno schieratosi con i ribelli, ha smentito che i lealisti siano riusciti a impadronirsi della strategica località di Agedabia. Alla televisione pan-araba, 'al-Arabiya', Younes ha assicurato che i rivoltosi hanno finto di ritirarsi, attirando così gli avversari all'interno del centro urbano per poi tendere loro un'imboscata e sbaragliarli. Sarebbero anche riusciti a sottrarre loro sette carri armati e a renderne altri tre inutilizzabili.
''Abbiamo ancora il controllo di diversi quartieri di Agedabia e siamo in grado di resistere all'avanzata delle truppe di Muammar Gheddafi'' hanno annunciato i ribelli libici a 'al-Jazeera'. Gli insorti hanno diffuso un video girato questa notte in cui si vedono alcuni carri armati distrutti durante la battaglia di ieri contro le brigate del regime. La strategia delle truppe governative non sembra mirare a conquistare una dopo l'altra le città in mano ai ribelli ma di isolarle tutte e muovere progressivamente dentro i centri urbani contando sulla superiore disponibilità di mezzi e potenza di fuoco.
Attacchi violenti sarebbero in corso anche a Misurata, ultimo importante centro della Tripolitania ancora controllato dagli insorti. Secondo quanto riferisce 'al-Arabiya' la 32a brigata guidata da Khamis Gheddafi sarebbe entrata questa mattina nella periferia meridionale e occidentale della città con una quarantina di carri armati.
Il contesto tattico vede quindi il moltiplicarsi di scontri ravvicinati in ambiente urbano e la fine dei confronti campali tra i due schieramenti. In tale situazione una 'no fly zone' imposta dalla comunità internazionale non avrebbe nessuna influenza sull'andamento delle battaglie mentre incursioni aeree dirette sulle colonne di truppe governative rischierebbero di colpire anche i civili. L'unica operazione utile a impedire il tracollo degli insorti è rappresentata dal rapido sbarco di qualche migliaio di truppe scelte di fanteria leggera (marines, paracadutisti, truppe aeromobili) dotati di armi anticarro e antiaeree e appoggiati dal cielo da jet ed elicotteri.
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