Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 06:36.

My24

TOKYO. Dal nostro inviato
Il negozio di biciclette davanti alla stazione di Yotsuya è desolatamente vuoto: ci si prepara a una mobilità alternativa. A Shibuya e a Roppongi, la catena di discount specializzata nell'offrire di tutto, Don Quixote, non ha più pile e candele. La carta igienica è diventata una preziosa rarità: questo è il paese della pulizia personale maniacale e l'idea di restare senza un genere di così prima necessità appare spaventosa.
Da centinaia di kombini, i convenience store aperti 24 ore su 24, è ormai difficilissimo trovare riso e cibo istantaneo. Alcuni grandi magazzini hanno proprio chiuso i battenti perché a corto di rifornimenti, come vari ristoranti. È una vera e propria sindrome dell'accaparramento che si è impadronita degli abitanti di Tokyo, spaventati dalla prospettiva di black-out energetici, forse più che dall'innalzamento del rischio radioattivo.
«Ieri sono cominciati i black-out programmati di elettricità e nei trasporti c'è stato caos: al mattino c'era talmente tanta gente sulle banchine della stazione Jr di Chofu che sono arrivato al lavoro in ritardo di un'ora», dice Kenro Tsukimori, bancario 34enne. «Ora ho sentito che la Tokyo Electric imporrà black-out a rotazione anche domani e per il prossimo lungo weekend di tre giorni, visto che lunedì sarà festivo. Compro di più, mi preparo a ogni evenienza». La Tepco, insomma, fa paura due volte: per quanto sta accadendo nei suoi impianti nucleari di Fukushima e per i suoi razionamenti di elettricità.
A nulla è valsa l'accorata raccomandazione del ministro per gli Affari dei consumatori, la signora Renho: «Non accaparrate in città, altrimenti le zone terremotate non potranno ricevere rifornimenti». Su questo terreno non c'è solidarietà con la situazione ben peggiore del nordest del paese, anche se per Kenichi Ito della Japan Consumers' Association «non ci sono notizie confermate di mancanza di alcuni specifici prodotti». Il panico per ora appare limitato ad alcune categorie, in particolare le mamme con bambini. «Non mi sento più sicura. Me ne vado da mia madre. Lascio mio marito in città a lavorare», dice Kaori Sato, con bimba di due anni in braccio: all'aeroporto di Haneda sta partendo per Okayama. Takeshi Muraki, tecnico della Panasonic, è invece appena arrivato a Tokyo da Akita, al nord, con un volo al completo: «Come altri, torno dopo una trasferta di lavoro. Nonostante l'esplosione di stamattina a un altro reattore, se il governo dichiara che non c'è pericolo per la salute la mia azienda non chiude. Non posso nemmeno pensare di non presentarmi».
Il governo e le aziende, insomma, decidono per moltissimi giapponesi se e quando avere paura. Un tratto tipicamente nipponico, si dirà. Però la sindrome della fuga che ha colpito gli stranieri di Tokyo, a ben vedere, trova spesso le stesse ragioni: sono le ambasciate ad aver raccomandato ai connazionali di fare le valigie e tante aziende straniere hanno deciso di far partire il personale, quantomeno spostandolo in altre aree del paese. Logico che tra gli stranieri si sia diffuso il panico, se l'intera ambasciata austriaca ha deciso di trasferirsi a Osaka e anche a certi sperimentati reporter di mass media europei è stato ordinato di andarci. Per certe troupe televisive tedesche o britanniche, viene prenotato un posto in aereo ogni giorno, just in case.
I voli per l'estero sono quasi tutti pieni e il sud rappresenta l'alternativa per chi vuole scappare subito. Artisti e staff del Maggio Musicale Fiorentino sono ancora a Tokyo, anche se la tournée si è interrotta dopo la Forza del Destino andata in scena lunedì. Montano le polemiche: gran parte del gruppo di oltre 300 persone aspetta con ansia il charter dell'Alitalia, che probabilmente non potrà imbarcarli prima di domani. Anche dalle autorità italiane è arrivato l'invito generico ad andar via per chi non abbia ragioni impellenti di rimanere. Come non le hanno quelli del Maggio a tournée finita. Sorge però un dubbio: se si fosse davvero terrorizzati, non si esiterebbe a fuggire. Anche a costo di doversi pagare il biglietto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi