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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 16:27.
L'Europa è la nostra chance più grande
Una battuta pure sull'Europa: «La nostra collocazione convinta, senza riserve, assertiva e propulsiva nell'Europa unita, resta la chance più grande di cui disponiamo per portarci all'altezza delle sfide, delle opportunità e delle problematicità della globalizzazione». Mentre il rapporto dello Stato italiano con la Chiesa «è costruttivo e può contribuire a rafforzare la coesione nazionale, come dimostrato dal messaggio di Benedetto XVI per i 150 anni dell'Unità d'Italia», ha detto ancora Napolitano. L'intervento del capo dello Stato si è concluso con un lungo e caloroso applauso.
Fini: festeggiare oggi è dovere civile per tutti gli italiani
«L'Italia unita e liberata non fu solo il risultato dell'azione politica e militare dei Savoia, ma il frutto di un movimento ideale e politico animato dall'amor di patria», così il presidente della Camera Gianfranco Fini aveva dato l'avvio alla cerimonia a Montecitorio per le celebrazione dei 150 anni del'Unità. «Vivere e celebrare il 17 marzo oggi come festa nazionale è un dovere civile per tutti gli italiani: dalla vetta d'Italia a Lampedusa», ha detto Fini, aggiungendo che: «Oggi bisogna far prevalere le ragioni del nostro essere italiani e del nostro stare insieme sullo strisciante egoismo, geografico o sociale».
Schifani: riforme durature se accomunano Nord e Sud
Dal canto suo il presidente del Senato, Renato Schifani aveva sottolineato che «il paese si riconosce nelle parole e nell'esempio del suo primo cittadino. L'intera nazione e i suoi cittadini hanno un'unica voce nel suo messaggio al parlamento». «Per me - ha aggiunto Schifani - é un onore rivolgerle il ringraziamento che l'italia tutta, senza distinzione e oltre le polemiche, le riserva». Schifani ha poi sottolineato come «L'unità d'Italia sia la cornice essenziale, la rete ideale che sorregge le autonomie e i territori. I progetti di riforma che si stanno realizzando per la giusta valorizzazione delle realtà più vicine al cittadino saranno duraturi solo se capaci di abbattere le ineguaglianze, vincere le diffidenze, accomunare Nord e Sud del Paese, proiettandoli verso l'unico destino di una Nazione consapevole e matura».
Alla Camera presenti anche i ministri leghisti
A Montecitorio erano presenti anche l'ex presidente del Consiglio, Romano Prodi e l'ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. L'ex capo dello Stato è stato accolto da un lungo applauso di tutto l'emiciclo. Seduti in prima fila pure il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, e il segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone. La banda Interforze diretta dal maestro Esposito ha suonato l'inno nazionale. Presenti anche Umberto Bossi e i ministri leghisti, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. «Come giudica le contestazioni al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi?», hanno chiesto i cronisti a Umberto Bossi, che ha risposto: «Peggio per lui». Quanto all'assenza di esponenti del Carroccio ai festeggiamenti per i 150 anni della Repubblica, Bossi si è limitato a dire: «Invece ci sono io».
Bersani: i fischi al premier non sono per il caso Ruby
«I fischi non sono per il caso Ruby, c'è qualcosa di più profondo che riguarda l'unità d'Italia e i principi costituzionali», ha puntualizzato il numero uno del Pd Pierluigi Bersani rispondendo ai giornalisti che gli chiedono un commento alle contestazioni al premier. Per Bersani «c'è bisogno di rilanciare l'Italia perchè sulla base dell'accoppiamento tra destra e Lega c'è stato un tradimento dell'unità del Paese e dei principi costituzionali». Una stoccata anche alla Lega: «Chi giura sulla Costituzione e sulla bandiera o è coerente o va a casa e il presidente del Consiglio deve rendere conto».
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