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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 16:24.

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BUENOS AIRES - Manifesti di benvenuto a Rio de Janeiro e a Brasilia, trasmissioni televisive e grande spazio sulla stampa. La visita di Barack Obama in Brasile, cui seguirà una tappa in Cile e una in Salvador, potrebbe segnare una svolta nelle relazione tra le due potenze regionali, Stati Uniti e Brasile. Questi i temi sul tappeto: energia, commercio bilaterale, sicurezza e naturalmente la riforma, auspicata dal Brasile, del Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Le sfere piú alte delle diplomazia internazionale si scambiano attestati di stima. Marco Aurelio Garcia, principale consulente della presidente brasiliana Dilma Rousseff, fa sapere che questa è l'occasione di rilanciare un rapporto che negli ultimi anni è stato difficile. L'ambasciatore americano a Brasilia, Thomas Shannon, ricambia dichiarando che la visita di Obama è un segnale di grande interesse e riconoscimento dei risultati raggiunti dal gigante latinoamericano.

Durante la presidenza Lula, l'ex presidente, che ha terminato il mandato il 31 dicembre 2011, i rapporti sono stati improntati al dialogo pur registrando forti divegenze: il caso Honduras, il golpe del 2009 e la destituzione del presidente Manuel Zelaya, ha visto Brasile e Stati Uniti su posizioni distanti. Innanzitutto entrambi rivendicavano un "diritto di territorialità" nella gestione di questa grave crisi politica. Poi il Brasile condannava senza appello il golpe mentre gli Stati Uniti hanno sostanzialmente avallato un cambio al vertice del piccolo Paese centroamericano, pur senza legittimitá costituzionale.

Anche l'Iran è stato terreno di scontro tra Stati Uniti e Brasile. Lula ha sempre mantenuto il dialogo con Mahmud Ahmadinejad e non ha condannato il suo programma nucleare. Obama non ha gradito. La nuova presidente Rousseff pare aver assunto posizioni piu' concilianti, pur facendo intendere chiaramente di non accettare nessuna sottomissione politica. Come dire, si' al dialogo e alla cooperazione economica e politica, ma solo se impostato su posizioni di assoluta paritá.

Le altre due tappe del viaggio di Obama sono Cile e Salvador. Il segnale offerto a Santiago è quello di un omaggio a un Paese che negli ultimi anni si é affermato come un interlocutore stabile, grazie al presidente Sebastian Piñera ma soprattutto all'ex presidenta Michelle Bachelet, capace di coniugare il benessere di gran parte dei cileni con il mantenimento di una buona stabilitá macroeconomica.

Il resto dell'America Latina osserva, con un misto di invidia e scetticismo. L'assoluta incomunicabilità che negli anni passati ha visto protagonista George W.Bush, o peggio, il suo tentativo di considare il Sud America il solito backyard (cortile) sottomesso, ha provocato danni di immagine non facili da riparare nelle relazioni tra Sud e Nord America.

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