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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 09:24.

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ROMA. Se fosse una partita di poker, sarebbe un full il punto realizzato dalla maggioranza alla Camera con i 5 emendamenti al «processo breve»: 3 soppressivi di altrettanti articoli e 2 che scrivono e riscrivono il cuore del provvedimento, a cominciare dalla nuova norma sulla «prescrizione breve» per gli imputati incensurati. Quanto basta a Silvio Berlusconi per passare all'incasso: la morte prematura, già a maggio di quest'anno, del processo Mills - l'accusa al premier è di corruzione giudiziaria -, il più insidioso dei quattro che lo vedono imputato, perché più prossimo alla sentenza. In condizioni normali, la prescrizione sarebbe maturata a febbraio del 2012, un tempo sufficiente per arrivare almeno alla sentenza di primo grado (ma forse anche a quella della Cassazione).

E invece no: la prossima settimana non solo Berlusconi non sarà in udienza, come aveva invece assicurato, perché impegnato al consiglio dei ministri convocato ieri, ma in compenso la maggioranza licenzierà il «processo breve» in versione riveduta e corretta e lo consegnerà all'aula. Che da lunedì 28 marzo ne comincerà l'esame. L'approvazione è prevista ai primi di aprile, poi passaggio rapido al Senato per la ratifica. La legge potrebbe essere sul tavolo di Napolitano per la promulgazione proprio a maggio, prima delle elezioni amministrative e dei referendum.

L'emergenza-Mills, insomma, è già superata. Berlusconi può persino permettersi di lasciare che lunedì si celebri l'udienza anche senza di lui e senza opporre il «legittimo impedimento». «Consentiremo che l'udienza si svolga – ha fatto sapere Piero Longo che con Niccolò Ghedini difende il premier – anche se il presidente Berlusconi è impedito a partecipare per la convocazione del consiglio dei ministri». Chi pensava di poter assistere – lunedì, a Milano – a un evento processual-mediatico senza precedenti, rimarrà deluso.

La partita si gioca altrove, alla Camera. Mentre si discute e ci si accapiglia sulla riforma «epocale» della giustizia, il «processo breve» con annessa prescrizione brevissima (riduzione della durata da 1/4 a 1/6) decolla e atterra in perfetto orario. Così come in settimana decollerà il conflitto di attribuzioni contro i magistrati di Milano nel processo-Ruby, anche se per essere utilizzato come arma dalla difesa bisognerà attendere che la Consulta lo abbia almeno dichiarato «ammissibile»: il che non avverrà prima di luglio (ma è una previsione ottimistica).

Sullo sfondo c'è la riforma costituzionale della giustizia, che secondo il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini sarebbe stata presentata «per distrarre» dal vero obiettivo – «far prescrivere in anticipo il processo Mills» – sapendo che è una legge che non potrà mai tagliare il traguardo. Certo è che, a una settimana dalla sua approvazione in consiglio dei ministri, la riforma «epocale» non solo non ha ancora messo piede in Parlamento, ma neppure è stata trasmessa a Palazzo Chigi e, da qui, al Quirinale. Motivo: manca ancora la relazione di accompagnamento. (D. St.)

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