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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 06:39.

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MINEO (CATANIA). «Chi ni ponnu livari sti niuri? 'A fami ch'avemu?». Al caffè Bonaviri nel cuore di Mineo, una processione di palazzi barocchi con la pietra cotta dal sole, una zia alla lontana dello scrittore Giuseppe Bonaviri traduce con la sapienza spicciola di questi siciliani che nel 500 avanti Cristo ebbero come condottiero lo strategos Ducezio, il re dei siculi, l'arrivo di 2.300 immigranti richiedenti asilo. Il primo drappello di duecento africani è atteso nel corso di questa mattina.

La traduzione della battuta dialettale è un trattato di storia isolana. «Cosa ci possono togliere gli immigrati? La fame che abbiamo?». A Mineo hanno davvero poco da perdere. L'intelligenza senescente racchiusa nei palazzi nobiliari e nelle case umili che profumano di sapone è un bene indisponibile. Tutto il resto appartiene alle impellenze di una quotidianità allagata da una natura sospesa tra realtà e magia: Mineo è appollaiata sui monti Erei, circondati dalla fertile valle che al tempo dei greci era sommersa dal lago di Naftìa. Di quelle atmosfere propiziatorie sono rimaste le pozze dove gorgoglia l'anidride carbonica naturale imbottigliata dalla Coca cola siciliana e una successione di aranceti, uliveti e campi di carciofi.

Zigzagando i fianchi degli Erei si giunge sulla superstrada Catania-Gela, soprannominata dai cronisti siciliani la "strada della morte" per il numero altissimo di incidenti d'auto. Le 404 casette color albicocca con sfumature giallo tenue e terra cotta sbocciano all'improvviso lungo il rettifilo: sembrano costruite con i Lego. Intorno ai due quadrati che compongono il perimetro ci sono prati all'inglese perfettamente rasati, palme, campi di basket e strade larghe come quelle che separano le ville del New Jersey. Una cittadella di 25 ettari completamente autosufficiente con supermercato, bar, palestra, centro ricreativo, asilo, caserma dei vigili del fuoco.

Nel campo da baseball (ma c'è anche un campo da football americano e svariati campi da tennis) gli uomini delle Croce rossa montano una grande tenda che ospiterà le cucine. Villette di 180 metri quadri con giardino, box auto e barbecue. Fino al 2010, quando ci vivevano le famiglie dei soldati americani di stanza alla base di Sigonella, ogni villetta era abitata da una famiglia. In teoria ogni casetta potrebbe ospitare fino a 12 migranti. Significa quasi 5mila persone. Il carabiniere che sta di guardia non è per nulla ottimista: «In sei mesi questo posto sarà distrutto. Io me la sogno una casa come quella che daranno agli immigrati».

La Pizzarotti di Parma costruisce il Villaggio forte di un contratto decennale con gli americani del valore di 8,5 milioni di dollari l'anno che scadrà il 31 marzo. Il 26 gennaio arriva la disdetta statunitense. Da allora i Pizzarotti bussano a tutte le porte, compreso Palazzo d'Orleans, l'ufficio del governatore Raffaele Lombardo (natìo di Grammichele, l'antica Occhiolà, a pochi chilometri da Mineo) alla ricerca di un nuovo affittuario.

A Lombardo propongono di trasformare il Villaggio degli Aranci in una specie di housing sociale. Il leader dell'Mpa, che è un cultore della vita e delle gesta di Ducezio, l'equivalente dell'Alberto da Giussano della Lega lombarda, declina l'offerta a causa del pessimo stato di salute del bilancio regionale. Alla fine gli imprenditori chiudono con il Viminale e Palazzo Chigi. Affare fatto, anche se la cifra dell'accordo è segretissima. Ovvio che a Mineo nessuno sia soddisfatto dei nuovi inquilini. Al Comune, che tra i suoi sindaci vanta lo scrittore verista Luigi Capuana, toccherà rinunciare persino a 130mila euro di Ici versati ogni anno dalla Pizzarotti, costruttrice e proprietaria del Villaggio. «La requisizione da parte dello Stato comporta la perdita di possesso del proprietario, che quindi è esonerato dal versamento dell'imposta» spiega il vicesindaco Maurizio Siragusa. Se qualcuno si azzarderà a chiedere una navetta che colleghi il Villaggio con il paese si prepari alla seguente risposta: «Anche noi, dopo i tagli dello Stato e della Regione, abbiamo un bilancio risicatissimo che non ci consente nuove spese». Il resto, semplicemente, non esiste. L'agricoltura langue, i pensionati aumentano, i giovani scappano.

Eppure questa è la terra del Governatore. Grammichele è appiccicato a Mineo e il leader dell'Mpa possiede una casa di campagna a qualche chilometro dal Villaggio degli aranci, il rifugio in cui si rinchiude tutte le domeniche. Lombardo ha parlato degli immigranti come di una potenziale "bomba umana". Una bomba umana a pochi passi dal suo buen retiro e dal suo aranceto. In questo caso, da Capuana e Bonaviri, tocca passare all'empedoclino Andrea Camilleri e ai titoli dei suoi racconti. "Le arance africane del governatore" potrebbe essere un buon titolo per il prolifico scrittore agrigentino.

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