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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 09:23.
TOKYO. Le regine della notte di Tokyo sono disperate. «I clienti non arrivano. Loro li chiamano a casa e quelli le prendono pure a male parole», dice Toshi Iwamura, eccezionale osservatorio sulla Roppongi by night. L'eclettico quartiere dei divertimenti preferito dagli stranieri non è mai stato così sottotono: poca gente, molti locali chiusi e tante luci in meno (per risparmiare energia ed evitare il blackout). Toshi è il proprietario della pizzeria Charleston, aperta fino alle 6 del mattino: all'1.30 c'è un solo cliente. «Le hostess dei locali vicini vengono a piangere sulla mia spalla: i sarariman, gli impiegati, disposti a spendere 30-40mila yen per frequentarle sono spariti».
Non si tratta di escort: il loro lavoro - ambìto anche da non poche giovani straniere - consiste nel vezzeggiare, ridacchiare, far sentire l'uomo al centro dell'attenzione, versare da bere, accendere la sigaretta, accompagnarlo infine al taxi profondendosi in inchini di congedo.
Nessun uomo occidentale ha mai capito questo fenomeno giapponese, né ha mai preso in considerazione di parteciparvi in quanto arroccato su un concetto ben diverso, in questo campo, del rapporto costi-benefici. «C'è in giro molta meno gente, ma si tornerà presto come prima», afferma Ryo, manager di una dei due Gas Panic, rudi templi del ballo e dello sballo notturno, che a sorpresa aggiunge: «Ci siamo attivati per mandare aiuti alla gente di Sendai, che ne ha tanto bisogno in questo momento». Un impulso alla solidarietà che diventa anche un modo per riattrarre clienti. «Una parte del biglietto d'ingresso lo destineremo alla Croce Rossa», dice John Perry, che si guadagna da vivere organizzando party internazionali e Speed Dates. La settimana scorsa li ha dovuti cancellare; questo weekend ci riprova inviando e-mail con scritto: «Dopo la peggiore settimana in Giappone dalla seconda guerra mondiale avevamo pensato di cancellare tutto. Penso però che ci sia anche il desiderio da parte di molti di tornare alla normalità e di accantonare parte dello stress parlando con gli altri». Di persona appare un po' più dubbioso, almeno sul breve periodo.
In attesa di verificare come sarà lo Speed Dating ai tempi dello tsunami e dell'allarme nucleare, sulla strada principale appare il maggior segnale di nervosismo: lo danno i ragazzi di colore che stoppano gli stranieri per cercare di convincerli a entrare dentro i locali, spesso trappole per turisti. Appaiono più aggressivi e insistenti del solito: la torta delle percentuali sarà più piccola. Fare il buttadentro quando non passa quasi nessuno è un mestiere poco invidiabile. Come non lo è quello dei tassisti fermi in code chilometriche: business alle stelle la sera del terremoto, poi fiacca quasi totale. Il problema di questo weekend non è solo il rischio black-out che ha ridotto i mezzi pubblici o il mood depresso dagli accaparramenti precauzionali nei negozi, ma anche il lunedì festivo (solstizio di primavera) dedicato anche a visitare - in genere fuori città - le tombe dei propri antenati.
Segnali di ripresa e di speranza cominciano però ad arrivare, nell'unica città del mondo che dopo un simile terremoto non ha mostrato non solo edifici crollati, ma nemmeno vetri rotti, semafori piegati. Un miracolo di tecnologia costruttiva che fa il paio con la resistenza mirabile al panico, proseguita di fronte all'allarme atomico. Proprio ieri è stata ultimata a 634 metri la nuova Sky Tree, la torre televisiva più alta del mondo: in questi giorni si è continuato a lavorare a quelle altezze. Oggi riapre la "vecchia" Tokyo Tower, anche se la sua cima è stata leggermente piegata dal sisma. Torna visitabile anche il museo nazionale e quello di arte moderna. Contrasto stridente con la fuga delle ambasciate straniere (quella italiana è una delle pochissime rimaste aperte e operative 24 ore su 24, con spaghettata serale). No, qui la vita non si ferma. Questa città può riprendersi e lunedì riaprono i corsi all'Istituto italiano di cultura.
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