Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 08:12.

My24


Si affolla l'arena di Collecchio. Dopo Lactalis, spunta l'ipotesi Ferrero, che si candiderebbe a partecipare a un progetto industriale per Parmalat se matureranno le condizioni. Il gruppo di Alba, che ufficialmente non commenta, sarebbe stato già sondato in passato più volte senza approdare a nulla di concreto, ma nel frattempo il contesto è cambiato con i francesi di Lactalis che avanzano (anche ieri avrebbero raccolto in Borsa un altro 3-4% del capitale, mentre il titolo è salito del 4% a 2,6 euro) e la chiamata all'orgoglio nazionale di cui si è fatta interprete Intesa-Sanpaolo. Tra l'altro l'attuale direttore generale di Parmalat, Antonio Vanoli, proviene proprio da Ferrero, azienda di cui fino a due anni fa era l'amministratore delegato. Se Ferrero darà corso alla disponibilità di massima, avrà al suo fianco la banca di fiducia, Mediobanca, per la valutazione del dossier.
Cosa possa uscire realmente dalla mischia è difficile da capire al momento. Si preannuncia un pienone per l'assemblea del 14 aprile, con almeno il 50% del capitale presente. In questo contesto chi riuscisse a ottenere l'appoggio del 25% conquisterebbe il consiglio con una maggioranza di sei-sette amministratori su undici.
Intesa ha calato sul piatto una lista di peso e ben bilanciata anche sul fronte delle professioniste donna, depositando per sostenerla il 2,14%, anche se Generali e Intesa, che hanno ciascuna meno dell'1% potrebbero appoggiarla. «La presentazione della nostra lista è un contributo a trovare una soluzione, un progetto industriale di lungo periodo che sia anche nell'interesse del nostro paese», ha spiegato il ceo Corrado Passera. Nell'elenco che porta come primo nome l'amministratore delegato uscente Enrico Bondi, compaiono Luigi Gubitosi, Roberto Meneguzzo, Annamaria Artoni, Patrizia Grieco, Elio Catania, Patrick Sauvageot, Rosalba Casiraghi, Massimo Confortini, Giuseppe Recchi e Carlo Secchi.
Sulla carta, per avere chance di successo la compagine che si riconosce nella lista di Intesa dovrebbe farsi avanti per smontare le quote dei contendenti. Primi "indiziati" i fondi esteri, Zenit, MacKenzie e Skagen, che hanno vincolato il 15,3% fino all'assemblea. Potrebbero vendere prima di arrivare all'adunanza dei soci? In teoria sì, ma occorrerebbe l'assenso unanime di tutti e tre. Ieri Massimo Rossi, candidato al ruolo di amministratore delegato ad interim se sarà eletto con la lista dei fondi esteri, si è schierato a favore di una soluzione che preservi la nazionalità del gruppo di Collecchio, escludendo «categoricamente» che ci siano stati o siano stati cercati contatti con Lactalis. Allo stesso tempo ha mostrato maggior apertura nei confronti di un'offerta che si manifestasse da parte italiana, ma dopo l'assemblea. Le voci secondo le quali il fondo canadese MacKenzie, che ha quasi l'8%, sarebbe disponibile a cedere il proprio pacchetto dopo il 14 aprile per ora non trova conferme: l'accordo dovrebbe comunque essere ufficializzato.
I giochi si chiuderanno entro il 1° aprile, data ultima per registrare le azioni in vista della partecipazione all'assemblea. Sulla carta, la lista dei tre fondi-pattisti potrebbe contare in tutto sui voti del 20-25% del capitale, anche se Norges Bank, vicina a Skagen, dalle ultime rilevazioni Consob risulta essere scesa sotto il 2%. I candidati sono saliti da nove a undici: nell'elenco Rainer Masera, Massimo Rossi, Enrico Salza, Peter Harf, Gerardus van Kersten, Johan Priem, Dario Trevisan, Marco Pinciroli, Marco Rigotti, Francesco Daveri e Valter Lazzari.
C'è quindi la lista di Lactalis, messa insieme in fretta e furia, dopo che il gruppo francese ha superato in settimana la soglia rilevante del 2%, comunicando giovedì di avere già la disponibilità dell'11,4% del capitale, quota potenzialmente elevabile fino al 14,4%, che ieri potrebbe aver raggiunto il 18%. Nove i nomi nell'elenco: Antonio Sala, Marco Reboa, Francesco Gatti, Francesco Tatò, Daniel Jaouen, Marco Jesi, Olivier Savary, Riccardo Zingales, Ferdinando Grimaldi. L'avanzata dei francesi potrebbe essere frenata dall'intervento preannunciato dal ministro del Tesoro Giulio Tremonti a difesa delle società "strategiche". Lactalis potrebbe trovarsi nella stessa posizione in Telecom di Telefonica, azionista-concorrente costretta ad uscire dal board quando si parla delle attività in Sudamerica dove i due gruppi sono concorrenti. Lactalis ha dichiarato di volersi fermare sotto il 30%, ma non è escluso che possa assumere un atteggiamento più aggressivo per chiudere la partita.
Infine, Assogestioni, che ha depositato il 2,28% per proporre l'unica lista manifestamente di minoranza. Solo tre i nomi: Gaetano Mele, Nigel Cooper e Paolo Dal Pino.

Shopping24

Dai nostri archivi