Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 13:27.

My24
Luca Palamara (Agf)Luca Palamara (Agf)

L'Associazione nazionale magistrati si ricompatta di fronte al disegno di legge di riforma costituzionale presentato dal governo, che mira secondo il documento finale, approvato all'unanimità dal Comitato direttivo centrale dell'Anm, riunito oggi a Roma, al «controllo della politica sulla magistratura». Il documento, che proclama lo stato di agitazione anche se l'ipotesi di uno sciopero per ora non è presa in considerazione, in attesa dell'incontro di una delegazione delle toghe con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stato votato anche dalla minoranza interna, culturalmente più vicina al centrodestra, di Magistratura indipendente.

Le toghe di Mi, tuttavia, hanno presentato anche una mozione per chiedere al vertice dell'associazione di «evitare atteggiamenti che espongano a strumentalizzazioni» e di «attenersi alla più rigorosa correttezza istituzionale». Una critica, in parte emersa anche dal dibattito di oggi, alle dure parole sulla mancanza di «legittimità» della maggioranza parlamentare, pronunciate ieri dal segretario dell'Anm Giuseppe Cascini. Il magistrato aveva detto che «il governo non ha legittimazione storica, politica, culturale e neppure morale» per affrontare il tema della riforma costituzionale della giustizia.
Lo stesso Cascini oggi ha puntualizzato che «non è mai stata in discussione la legittimazione del Parlamento, democraticamente eletto, a modificare una legge» e che la sua frase di ieri era «estrapolata da un discorso molto articolato, impropriamente riportata dalle agenzie». La mozione di Mi, in ogni caso, è stata respinta.

Vietti: «Cascini ha sbagliato, sbagliate le argomentazioni moralistiche»
Tuttavia oggi anche il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, ha preso le distanze dalle parole del magistrato: «Cascini è un magistrato apprezzato da tutti, e da me per primo, per la sua serietà e per la sua professionalità: ma questa volta ha sbagliato». Per Vietti «capita a tutti noi in qualche occasione di "scivolare" sulle parole e perciò non mi scandalizzo. Ma ha sbagliato perché la riforma proposta dal Governo si può criticare, anche radicalmente, ma senza far ricorso ad argomentazioni moralistiche sulla legittimazione dei proponenti, che finiscono per trasformarsi in un boomerang per chi le utilizza e per fare il gioco di chi si vuol contraddire».

Il 5 aprile l'incontro con il presidente della Repubblica
Durante la riunione del Comitato dell'Anm, il presidente Luca Palamara aveva chiamato i giudici alla «mobilitazione generale», annunciando che il prossimo 5 aprile una delegazione della Giunta dell'Anm incontrerà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Palamara ha riferito al comitato direttivo centrale dell'Anm di aver scritto il 16 marzo scorso al capo dello Stato chiedendo un incontro «per rappresentare le nostre preoccupazioni sulla riforma». Nella stessa giornata, riferisce ancora il leader dell'Anm, è arrivata la risposta del Colle. «Questo incontro - ha detto il presidente dell'Anm - dimostra che la Giunta ha intenzione di muoversi nel pieno rispetto delle istituzioni». Anche Magistratura indipendente, l'unica tra le correnti a non avere un rappresentante in Giunta, è stata invitata da Palamara ad indicare il nominativo di un suo rappresentante per farlo partecipare alla riunione al Quirinale».

«Non vogliamo sostituirci al Parlamento»
«La giunta dell'Anm non vuole sostituirsi al Parlamento ma esprimere, con motivazioni tecniche, da operatori della giustizia, i rischi presenti nella riforma proposta dal governo che allarma e preoccupa tutta la categoria perché intacca l'assetto costituzionale diminuendo le garanzie per i cittadini», ha detto Palamara.
«Sin dall'inizio avevamo deciso di non esprimere valutazioni prima di venire a conoscenza del testo della riforma della giustizia, perché non volevamo rivestire il ruolo dell'avversario preconcetto e pregiudiziale», ma adesso che il testo è noto «la nostra posizione è unitaria, con un dissenso profondo per il merito della riforma e per il metodo usato», ha aggiunto il presidente dell'Anm.
Palamara ha ricordato che la presentazione della riforma è stata preceduta da un «clima di dileggio e offese» nei confronti della magistratura. «Quando parliamo di riforma punitiva - ha proseguito Palamara - ci riferiamo anche al metodo e alla tempistica non disgiunta, evidentemente, da tutte le vicende giudiziarie accadute in questi mesi». Il presidente dell'Amn ha ricordato che a novembre «il ministro Alfano ci disse che non sarebbero state fatte riforme ma sarebbero stati soltanto ritoccati gli aspetti organizzativi del funzionamento della giustizia, affermazioni che sono state del tutto smentite».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi