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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 17:57.

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Il monito di Tremonti: ulteriore rischio instabilità dal Giappone, sul nucleare bisogna riflettereIl monito di Tremonti: ulteriore rischio instabilità dal Giappone, sul nucleare bisogna riflettere

La calamità naturale avvenuta in Giappone può portare a una ulteriore instabilità finanziaria. Lo ha sottolineato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti intervenuto al forum di Confcommercio a Cernobbio. «Il ritiro di capitali per la ricostruzione - ha detto Tremonti - può portare una ulteriore instabilità finanziaria. Una ulteriore fase di difficoltà si è sommata ad altre».

«C'è il debito pubblico, c'è il debito privato, ma c'è anche il debito atomico da calcolare», ha detto Tremonti, secondo il quale sulla questione nucleare «bisogna riflettere, discutere e vedere chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso». «Quello che è successo in Giappone per fatti naturali - ha spiegato il ministro - pone una questione fondamentale che è quella energetica. È più difficile che tutto continui come prima, è più facile una fase di riflessione e di calcolo». Riferendosi ai paesi dotati dell'energia atomica ha detto: «Se gli altri Paesi non avessero il nucleare bisognerebbe ricalcolare il pil». «Pensate - ha proseguito - che nel calcolo di chi ha il nucleare non è considerato il costo del decommissioning (cessazione, ndr)». Un costo che, secondo il ministro, «sicuramente va calcolato e se lo si facesse molti dei Paesi che hanno il Pil maggiore del nostro sarebbero indietro».

Libia, le conseguenze sull'economia. Eurobond per finanziare le fonti alternative
Parlando poi di quanto avvenuto nella sponda sud del Mediterraneo, Tremonti ha sottolineato che «la storia è tornata a camminare tra di noi. Questo processo storico - ha spiegato il ministro - era ineluttabile». E per questo anche «per parlare di Italia» non si può non tener conto di quello che sta avvenendo. Gli avvenimenti dell'Africa del Nord certamente porteranno - ha spiegato il ministro - una «instabilità sui fondi sovrani» così come anche sicuramente ci saranno difficoltà «sulle materie prime e sul petrolio».
Inoltre, con i conflitti in Nord Africa e la crisi nucleare in Giappone, secondo Tremonti «ci sarebbe una ragione in più» per fare delle scelte come «finanziare con gli eurobond forme di energia alternative».

«Il federalismo fiscale è un esercizio democratico»
Intervenendo poi sul tema del federalismo fiscale, Tremonti ha detto di non averlo «visto come un esercizio finanziario ma democratico». Tremonti ha poi sottolineato che il federalismo fiscale è una cosa di lungo andare che «ci rimette in linea con l'Europa e con la morale pubblica. Vedrete - ha aggiunto il ministro rivolgendosi alla platea dei commercianti - che alla fine è una roba di grande rilievo».

Tenere in ordine i conti pubblici significa proteggere i risparmi delle famiglie
Il governo, tenendo in ordine i conti pubblici, «ha fatto un esercizio politico di grande rilievo» e ha «reso un servizio al Paese», perché «tenendo assieme il bilancio dello Stato, abbiamo tenuto il risparmio delle famiglie», ha detto il ministro dell'Economia. «Tenere il bilancio va oltre la tenuta dei conti», ha sottolineato ancora Tremonti, che ha marcato poi di aver fatto «un'enorme spesa pubblica, cercando di garantire i livelli sociali nel modo che ci sembrava più civile possibile», concentrando «tutta la spesa possibile negli ammortizzatori sociali». «È chiaro che la crisi ha avuto i suoi impatti, ma il Paese ha tenuto - ha chiosato poi Tremonti - Abbiamo passato una frase drammatica in modo di relativa tenuta». Il ministro si è poi soffermato sulle scelte del governo. «Tante proposte che ci sono arrivate ci avrebbero portato al disastro: credo che abbiamo fatto cose sagge, che sia stato saggio non fare le cose sagge da persone poco sagge suggerite». Stessa linea anche sulle scelte effettuate a livello di tagli: «Conosco molte persone intelligenti, ma nessuno mi ha suggerito un taglio intelligente», ha detto il ministro, rispondendo alle critiche sui tagli lineari.

Per gli appalti i soldi ci sono, ma la burocrazia li blocca
«Sugli appalti dobbiamo fare molte cose. Bisogna mettere un limite a riserve e compensative». Riserve e compensative, ha spiegato Tremonti, sono il motivo per cui non si fanno opere pubbliche o, se si fanno, si allungano comunque i tempi.
Ora, secondo Tremonti, «ci sono imprese che hanno più ingegneri che avvocati», e partono con le riserve appena vinto l'appalto, e allo stesso modo «un sindaco non è contento se non ottiene due rondò e una piscina comunale». «I soldi - ha aggiunto - vagamente ci sono. Tutto è fermato dalla burocrazia, e la più terribile è quella politica. Basta che cambi una giunta e cambia il piano».

«L'Italia non ha debito nucleare» (di Isabella Bufacchi)

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