Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 08:11.

My24
La corsa degli alleati contro il tempo (Epa)La corsa degli alleati contro il tempo (Epa)

Incursioni a Bengasi e bombardamenti sulla Tripolitania costituiscono il primo banco di prova del dispositivo aereo alleato entrato in scena per impedire alle truppe di Gheddafi di riprendere la Cirenaica. I raid francesi di ieri effettuati dai cacciabombardieri Rafale hanno distrutto alcuni mezzi blindati e corazzati. L'attacco mirava ad ammonire i militari governativi a tenersi alla larga da Bengasi e al tempo stesso a rincuorare i ribelli dopo la fuga di migliaia di civili dalla città ormai raggiunta dalle milizie del raìs dopo una rapida avanzata notturna da Ajdabiya.


Fonti ben informate ritengono che i jet francesi (anche quelli a bordo della portaerei De Gaulle che ha lasciato ieri sera Tolone) continueranno a condurre azioni di contenimento delle truppe libiche intorno a Bengasi e Misurata anche nei prossimi giorni mentre sulle basi italiane è in preparazione la complessa operazione aerea che le forze aeree alleate stanno approntando.

Il dispositivo, che comprenderà oltre cento velivoli più una cinquantina dai cacciabombardieri F/A-18 della portaerei Enterprise, potrà rendere pienamente operativa la "no-fly zone" tra alcuni giorni dopo aver scardinato il vetusto e poco efficiente sistema di difesa aereo libico. Un blitz battezzato dagli statunitensi "Odissea all'alba" per spazzare via basi radar, postazioni missilistiche e di artiglieria contraerea, aeroporti, centri di comando e controllo e la trentina di jet Mig e Sukhoj di Gheddafi ancora in grado di volare. Obiettivi in parte colpiti ieri da 110 missili da crociera Tomahawk lanciati da navi e sottomarini britannici e statunitensi e dai raid di aerei F/A 18 canadesi, Tornado britannici e forse anche italiani, inclusi quelli del 50° Stormo armati di missili antiradar Harm e specializzati nella soppressione delle difese aeree.


Operazioni belliche coordinate tra loro ma gestite a quanto sembra separatamente dai comandi nazionali e da quello della Sesta Flotta statunitense sulla nave comando Mount Whitney. Indiscrezioni da ambienti militari riferiscono che la gestione della "no-fly zone" potrebbe venire affidata a un comando a guida statunitense e successivamente alla Nato tramite il Component command air di Izmir. Per tutti i protagonisti di questo conflitto si tratta quindi di una corsa contro il tempo.


Gheddafi deve far entrare le sue truppe nelle città in mano ai ribelli per assumerne il controllo prima che l'attacco alleato abbia effetti devastanti. Da alcuni giorni Tripoli muove le sue forze soprattutto di notte ed i comandanti sono consapevoli che bombardare dal cielo truppe e mezzi in ambiente urbano comporta seri rischi per i jet alleati. In città è più difficile individuare e discriminare i bersagli (i mezzi e le armi in mano agli insorti sono del tutto uguali a quelli utilizzati dai governativi) e nonostante l'impiego di bombe e missili di precisione sono alte le probabilità di colpire anche civili. Gli insorti devono invece resistere agli attacchi dei governativi sperando che la pesante offensiva aerea alleata allarghi l'insurrezione a tutta la Libia o induca gli uomini chiave del regime a rovesciare il raìs.
Per gli alleati infine è fondamentale sostenere gli insorti impedendone una disfatta che renderebbe inutile, oltre che tardivo, l'intervento militare internazionale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi