Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 08:15.

My24


ROMA
Delusione per chi pensava, auspicava o addirittura presagiva un'Anm spaccata sulla riforma costituzionale della giustizia e una «magistratura silenziosa» pronta a far sentire la propria voce per smarcarsi dalle parole del segretario Giuseppe Cascini sulla «mancanza di legittimazione politica, storica, culturale e morale della maggioranza». Non è andata così. Anzi. La riforma «epocale» di Silvio Berlusconi ha fatto il miracolo di compattare tutte le correnti dell'Anm (che rappresenta il 95% delle toghe italiane), unanimi nel proclamare lo «stato di agitazione» e la «mobilitazione diffusa» contro il «merito» del disegno riformatore, ma anche contro il «metodo» e la «tempistica» seguiti dal governo. Per ora nessuno sciopero, sarebbe prematuro perché la battaglia si preannuncia lunga. «Spiegare e spiegarsi» è stato il leit motiv della riunione di ieri del Comitato direttivo centrale dell'Anm. Farlo in tutte le sedi istituzionali e politiche; se necessario, anche nelle piazze. Mettendo in campo le «buone ragioni» della Costituzione del 1948, che ha dato «una spinta enorme alla cultura dell'indipendenza», contro le ragioni «devastanti» delle proposte riformatrici, che spingono verso una cultura «burocratica». Lì una magistratura autonoma e indipendente «a garanzia dei diritti di tutti i cittadini», qui una magistratura «al guinzaglio del potere politico» a scapito dei più deboli.
Il primo appuntamento è già fissato: il 5 aprile una delegazione dell'Anm salirà sul Colle per spiegare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le «preoccupazioni» delle toghe sulla riforma. L'incontro è stato chiesto il 16 marzo e nella stessa giornata dal Quirinale è arrivato il sì e la data. «È il segno della credibilità del lavoro fin qui svolto dalla Giunta, che si è sempre mossa nel pieno rispetto delle istituzioni» dice Luca Palamara, presidente dell'Anm. Lo conferma il fatto che Napolitano non ci ha ripensato dopo le parole di Cascini. «Né io né l'Anm abbiamo mai messo in discussione il diritto del Parlamento liberamente eletto di cambiare la Costituzione - ha chiarito ieri il segretario - ma rivendichiamo il diritto a ragionare sui contenuti della riforma e anche sulle modalità e sul contesto in cui è stata presentata». Modalità e contesto, ovvero: gli «insulti» e le «aggressioni» ai magistrati, in particolare a quelli di Milano per il processo-Ruby contro il premier; le proposte di legge (come il «processo breve» e le intercettazioni) dirette a «ostacolare» la giustizia e le investigazioni invece che a rendere l'uno e le altre più efficaci. Nelle parole di Cascini si riconosce Cosimo Ferri, segretario di Mi. «Non mi ritrovo nel Cascini riportato dai giornali mentre mi ritrovo pienamente e mi sento rappresentato dal Cascini di oggi», dice, insistendo sul no alla riforma e sull'«unità della magistratura». Piena adesione, quindi, al documento finale anche se Mi ha proposto una mozione per sottolineare che l'Anm «deve rifuggire da iniziative che la espongono a possibili strumentalizzazioni». Mozione bocciata dal Cdc.
La compattezza dell'Anm manda su tutte le furie il centrodestra. Quagliariello, Leone, Paniz lamentano che nel documento non ci sia traccia di una presa di distanza dalle dichiarazioni di Cascini. Dunque: tutta l'Anm è «eversiva». Il Pdl chiede l'intervento del Csm, altrimenti, avverte Quagliariello, «solleciteremo il vicepresidente Vietti». Tirato in ballo, il numero due di palazzo dei Marescialli parla di «scivolata» del segretario dell'Anm, «magistrato apprezzato da tutti per serietà e professionalità», che però «questa volta ha sbagliato» rischiando di trasformare in un «boomerang» le critiche alla riforma. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, invece, non ha dubbi: le parole di Cascini «sono la prova evidente dell'ineluttabilità e dell'urgenza della riforma, che ha piena titolarità politica e morale per andare avanti». Quanto allo stato di agitazione dell'Anm, il ministro non si pronuncia perché, spiega, vuole prima leggere «il deliberato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi