Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 08:12.

My24
La mappa dei potenziali rischi futuri nelle centrali nucleariLa mappa dei potenziali rischi futuri nelle centrali nucleari

Mentre i reattori nucleari di Fukushima rilasciano con lenta metodicità il loro carico radioattivo, una sessantina di altre centrali è in costruzione in 16 paesi. Se non interverrà qualche moratoria a rallentarne i lavori (come sembra voler fare la Cina con i suoi 27 impianti in costruzione, che saranno sottoposti a una generale revisione delle misure di sicurezza adottate) e se la fame di energia prevarrà su ogni altra considerazione, altri 73 GW si aggiungeranno nel corso dei prossimi 7-8 anni ai 376 attualmente installati. Si tratta di un aumento cospicuo (+15%), quasi tutto concentrato in Cina (il 40% dei 62 impianti in costruzione nel mondo), con altri dieci in Russia, cinque in India e cinque in Corea del Sud.

Al di là dell'opportunità di proseguire o meno in questa massiccia campagna costruttiva, è la sicurezza di questi 21 siti a sollevare interrogativi molto seri. Per due ragioni: sei di queste centrali si stanno realizzando su zone sismiche, mentre la collocazione scelta per le altre 15 risulta problematica dal punto di vista demografico, visto che sono poste a meno di 100 chilometri da città con almeno un milione di abitanti.

Partiamo dal problema sismico. La centrale iraniana di Bushehr – colpita da un "misterioso" virus informatico che ne ha sconvolto i sistemi gestionali, allungandone i tempi di avviamento – è collocata in una delle regioni più sismiche del pianeta. In realtà, non c'entra la negligenza dei dirigenti iraniani nella scelta del sito, perché tutto il paese è in condizioni geofisiche simili. Ma resta il fatto che una centrale nucleare posta in un paese che nel corso dell'ultimo secolo ha subìto 26 terremoti con magnitudo superiore al 6° Richter con un totale di 126mila morti costituisce un pericolo serissimo.

Dato per abbandonato (quanto meno a nuove centrali) il sito fatidico di Fukushima, che doveva ospitare altre due centrali, situazione non dissimile attraversa l'impianto nipponico di Shimane 3 (che si aggiunge a due altre centrali più piccole già esistenti sul posto), essendo collocato in una zona a forte rischio di terremoti, mentre appena inferiore è la pericolosità di Kaminoseki (che si trova a soli 90 chilometri da Hiroshima).

Un po' meglio va per gli impianti bulgari di Belene 1 e 2, ai margini dell'area più sismica della Romania e a soli 120 chilometri da Bucarest. Torna invece elevatissimo il rischio per le due centrali taiwanesi di Lungmen, a pochi chilometri dalla capitale Taipei, duramente colpita nel 1999 da un terremoto che causò migliaia di vittime.

Prospettiva molto diversa, ma con esiti simili quanto a pericoli potenziali, offre l'ottica demografica. Una centrale collocata a meno di 100 chilometri da una metropoli presenta prospettive inquietanti, se vista anche solo tenendo conto della necessità di uno sgombero di massa per un'eventuale fuga radioattiva. Ricollocare molte centinaia di migliaia di abitanti può diventare un'operazione ingestibile. Specie se si somma a difficoltà climatiche (un esodo invernale, per esempio). È il caso di San Pietroburgo (4,6 milioni di abitanti) e dei suoi due impianti di Lelingrad, posti a 70 chilometri.

Ma anche assai peggiore appare la prospettiva delle varie decine d'impianti cinesi, tutti posti sulla popolatissima costa marina per disporre di acque abbondanti per il raffreddamento e per ridurre la distanza dai punti di picco dei consumi. Shenzen e Guangzhou radunano insieme 20 milioni di abitanti con ben sette centrali in costruzione a meno di 100 chilometri. Stessa situazione per Shanghai: altri 20 milioni che vivranno a soli 20 chilometri dalla centrale di Qinshan-7, peraltro affiancata da altri sei impianti funzionanti da circa un decennio. Oltre 4 GW nucleari in una delle aree più densamente abitate del globo.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi