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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 06:36.

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Procedere a indagini e intervenire con diffide e sanzioni per compotamenti illeciti messi in atto da grandi aziende e pubbliche amministrazioni: questi i poteri che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato potrebbe guadagnare se, diventando legge lo Statuto per le imprese, si procedesse alle modifiche del decreto legislativo 9/10/2002,n.231. «Le novità – spiega Antonio Catricalà, presidente dell'Autorità – supereranno il limite dell'incompatibilità dei tempi tra giustizia e vita delle imprese. Se un'azienda vanta un credito, infatti, può succedere che la sentenza che gli dà ragione arrivi quando la stessa è già morta da tempo».
Quale impatto potranno dunque avere le novità sulle Pmi?
Un impatto immediato sulla tutela. Noi infatti renderemo operative norme che già esistono ma che non tengono conto delle esigenze delle imprese. Ci sono aziende che non sopravvivono al mancato incasso di crediti vantati. Noi velocizzeremo la procedura. Non appena varato il decreto legislativo metteremo a punto un regolamento che imporrà tempi stretti di risposta: 30/40 giorni per una decisione di condanna o di assoluzione.
Dunque accogliete positivamente le novità che vi riguardano?
Certo. Si tratta di competenze che noi stessi abbiamo sollecitato per colmare un vuoto legislativo. Troppe volte, infatti, pur accertando la pratica scorretta, l'Autorità ha dovuto fare un passo indietro per mancanza di competenza. Fino a ora, lo stesso comportamento ha generato una sanzione per l'azienda sotto inchiesta se ha danneggiato i consumatori, e nessun intervento se ha danneggiato le piccole e medie imprese.
Negli altri paesi europei le Autorità hanno le stesse funzioni?
Non esiste in Europa un'Autorità paragonabile a noi. Siamo leader nella tutela dei consumatori, tanto è vero che spesso siamo presi a modello. Anche le nostre iniziative in materia di concorrenza vengono spesso replicate da altre Autorità, come è successo per la "Pratica per gli impegni". Si tratta di un accordo tra l'Autorità e l'impresa sotto inchiesta: questa si impegna a mettersi in regola e noi le risparmiamo la sanzione. Quando entrerà in vigore il nuovo ruolo di tutela per le Pmi, saremo poi ancora di più all'avanguardia.
Per adeguarvi alle novità dovrete riorganizzare la struttura?
Devo ancora sentire il Collegio ma la mia idea è costituire un nuovo ufficio che probabilmente chiameremo "Direzione generale per le Pmi". Lo faremo, come prevede il testo di legge delega, a costo zero. Cercheremo infatti di comandare da autorità consorelle – Consob, Banca d'Italia, ministero dell'Economia o dello Sviluppo economico – venti funzionari che abbiano le caratteristiche per entrare nell'antitrust: laurea in legge o economia con votazione 110, ed esperienza maturata nei settori di competenza.
Pensa che le nuove misure possano rappresentare un deterrente per i comportamenti scorretti?
Certamente, da noi le multe si pagano. Dopo una diffida e la successiva decisione di condanna, Equitalia si occupa di incassare la sanzione.
Avete un'idea sulla misura delle sanzioni?
Chiederemo che non sia inferiore al 50% del debito non pagato perché possa rappresentare un deterrente.
Non sono previste sanzioni di natura penale...
Questo non vuol dire che non ci possa essere un risvolto penale. Già oggi noi collaboriamo con la magistratura e con la Corte dei conti perché alcuni illeciti concorrenziali spesso si configurano come reati. Le procure, infatti, dopo averci chiesto la documentazione, aprono un'istruttoria e procedono d'ufficio. In alcuni casi, come è successo di recente, si può configurare anche il danno erariale.
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