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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 06:38.

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L'esordio della Lega al tavolo delle nomine nelle aziende statali. Nella foto Umberto Bossi, segretario della Lega Nord e ministro delle Riforme (Ansa)L'esordio della Lega al tavolo delle nomine nelle aziende statali. Nella foto Umberto Bossi, segretario della Lega Nord e ministro delle Riforme (Ansa)

Inutile elencare tutte le cause che rendono il rimpasto un'operazione così complicata. Si sa degli appetiti dei "responsabili" e di quanti hanno salvato il Governo dopo lo strappo di Gianfranco Fini, si sa del malumore e dell' influenza di Claudio Scajola sul premier, si sa del dissenso di Giorgio Napolitano ad avallare operazioni di ampliamento della squadra di Governo che richiederebbero una revisione della legge Bassanini. Un incastro da rompicapo, soprattutto se si aggiunge un'altra partita altrettanto difficile e cruciale. Una partita di primavera, la più importante: le nomine in posti chiave nelle aziende partecipate dallo Stato.
Per capirci non c'è solo il ministro dell'Agricoltura in ballo ma – e ben più strategici – i nuovi vertici di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste. Se la politica si incarta nel puzzle tra un paio di ministri e infiniti nuovi sottosegretari, le vere scelte di potere si svolgono su altri tavoli. E si negoziano con interlocutori che non somigliano propriamente a Scilipoti, Razzi o Saverio Romano. Diciamo che in quest'altro tavolo lo standing dei contraenti è un po' diverso e il puzzle che ne verrà fuori sarà la sintesi di nuovi equilibri tra poteri pubblici e privati. E, più di tutto, rappresenterà plasticamente cosa è accaduto tra Giulio Tremonti e Gianni Letta, i veri attori protagonisti di tutto ciò che si muove nel panorama più alto dell'economia italiana.

La novità sarà la Lega. Non tanto nel tavolo light delle new entry nel Governo e sottogoverno, quanto nella mappa delle nuove nomine. Andiamo con ordine. Nella squadra dell'Esecutivo i nuovi arrivi del Carroccio dovrebbero essere Marco Reguzzoni come viceministro dello Sviluppo economico, nel posto che fu di Adolfo Urso (passato con Fli) e Sebastiano Fogliato come sottosegretario all'Agricoltura, una postazione strategica per gli interessi del Carroccio, che già aveva scelto Luca Zaia.
Ma, appunto, non sarà il sottogoverno a far realizzare un salto di qualità del partito di Umberto Bossi. Il vero debutto ai piani alti del potere sarà, forse, in questa tornata di nomine. Il regista dell'operazione è il potente presidente della commissione Bilancio, Giancarlo Giorgetti, "mente" economica del Carroccio, uomo fidatissimo di Bossi e molto vicino a Giulio Tremonti. Tra i desiderata del Carroccio c'è il vertice delle Poste ma anche di Finmeccanica ed Enel. Naturalmente anche nel Carroccio non tutto è pacifico vista la guerra sotterranea che si gioca tra Giorgetti-Maroni-Calderoli e il clan del cosiddetto "cerchio magico", costituito da Marco Reguzzoni, Federico Bricolo e Rosi Mauro. Insomma, perfino nel partito padano – un tempo un monolite – non è facile realizzare una sintesi, figurarsi in un quadro più esteso.

La composizione di un altro ordine in questo contesto è assai complicata proprio perché sono spuntati interessi recenti: in politica, quelli dei nuovi arrivi che hanno – fin qui – salvato la legislatura; sul piano del potere economico, l'esordio della Lega spalleggiata da Tremonti. Così come – forse – troveranno spazio nella nuova geografia di incarichi anche neonati feeling come quello tra il banchiere Massimo Ponzellini e il Carroccio. E si verificherà l'attendibilità di recenti rumors che parlano di un riavvicinamento tra Alessandro Profumo e il ministro dell'Economia.
È così che la tessitura della squadra di Governo o delle nomine pubbliche è diventata una tela di Penelope: viene disfatta la notte e ritessuta di giorno. Senza contare che in questa trama entrano pure i "corteggiati" dal premier, come Pier Ferdinando Casini, al quale – in prospettiva – si dovranno offrire nuovi spazi e ruoli.

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