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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 16:02.

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Gli stress test sulle centrali europee saranno fatti entro il 2011, a partire dagli impianti più vecchi, «circa una decina quelli di prima generazione» sui 143 presenti nella Unione europea. Lo ha detto il ministro per lo sviluppo economico, Paolo Romani, al termine del consiglio straordinario dei ministri Ue sull'energia che ha aggiunto: «Noi abbiamo chiesto di accelerare al massimo». Il ministro ha poi rinnovato l'invito alla pausa di riflessione. Il governo italiano non ha fatto marcia indietro ma si è preso una «pausa come molti altri paesi europei che già avevano fatto la scelta nucleare. Si tratta di stop ai processi di ammodernamento, stop alla costruzione di nuove centrali e stop ai processi di prolungamento dell'attività delle centrali stesse».

Oggi «è irreversibile la scelta di capire dal punto di vista della sicurezza se siamo nella condizione di massima sicurezza in base ai requisiti e standard che abbiamo immaginato e che vengono resi operativi da un organismo europeo». Una volta che saremo sicuri che tutto questo è stato risolto «nella direzione auspicata a quel punto la scelta nucleare del governo potrà proseguire». Dello stesso avviso era stato il ministro tedesco dell'Economia tedesca, Rainer Bruederle che aveva chiesto ai partner europei di prevedere stress test obbligatori - e non su base volontaria come proposto da Bruxelles - su tutte le centrali nucleari presenti nella Ue.

Se la Germania ha ormai aperto la via al disimpegno nucleare, la Francia, nel cui territorio c'e la concentrazione massima di centrali con 58 impianti su 143 in Europa, gioca le sue carte sulla sicurezza. Il ministro dell'Energia, Eric Besson, ha chiesto che siano introdotte norme comuni europee per la sicurezza. «Siamo all'avanguardia in Europa e nel mondo nella produzione elettrica attraverso il nucleare e intendiamo restarlo» ha detto ai giornalisti. Gli impianti francesi saranno verificati alla luce di quanto avvenuto in Giappone.
La Lituania ha sollevato il problema dei confini con paesi extra Ue indicando che la sicurezza nucleare deve coinvolgere i paesi dell'Est che non fanno parte dell'Unione europea e la Russia.

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