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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 07:54.

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L'incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, messa in avaria dal terremoto e dal maremoto di dieci giorni fa, comincia ad andare verso una soluzione positiva. Il raffreddamento dei reattori sta ripartendo con gradualità, anche se continuano brevi incendi. È però allarme per la radioattività, e non solamente quella dispersa in aria attraverso i fumi ma soprattutto quella dilavata nell'oceano dal deflusso dell'acqua di mare con cui si raffredda in emergenza l'esterno dei vessel dei reattori in crisi. In Europa si pensa a come prevenire il ripetersi di incidenti simili, e ieri i ministri dell'Energia si sono riuniti a Bruxelles per concordare un piano comune di controlli ai reattori europei.


L'Unione europea chiederà anche ai paesi vicini come l'Ucraina e la Russia di condurre gli stessi stress test che Bruxelles ha chiesto per le centrali nucleari degli stati membri. Il ministro ungherese dell'Industria, Tamas Fellagi, presidente di turno, ha annunciato che sarà stesa una lista comune di controlli entro fine anno, che sarà sottoposta anche ai paesi confinanti. «Dobbiamo considerare terremoti, alluvioni, tsunami e rivedere i sistemi di raffreddamento e la loro sicurezza operativa», ha spiegato, aggiungendo tra i rischi da tenere presenti anche «lo schianto di aerei e gli attacchi informatici».


Per le perdite di radioattività dall'impianto in crisi, l'Organizzazione mondiale della sanità ha detto che la contaminazione è entrata nella «catena alimentare» in modo più grave di quanto si pensasse. Ci sono divieti di mangiare spinaci coltivati attorno alla centrale, ma l'allarme più importante riguarda il mare, dove scola l'acqua marina spruzzata sui reattori roventi e sugli impianti in crisi. L'acqua di mare è un "aggregante" formidabile di particelle radioattive poiché il sale (cloruro di sodio) contiene cloro, un elemento chimico che si lega immediatamente con gli elementi contaminati. Inoltre, a differenza del terreno, le correnti trasportano le particelle anche in luoghi remoti. «È molto più grave di quanto chiunque avesse immaginato all'inizio – dicono gli esperti dell'Oms – quando si pensava che si trattasse di un problema limitato a 20-30 chilometri».


Tracce di radioattività sono state rilevate al largo della centrale ma per fortuna secondo la compagnia elettrica Tepco il livello di radioattività non costituirebbe un pericolo. «Se ne dovrebbe bere per un anno intero, per accumulare fino a 1 millisievert».
Per quanto riguarda gli interventi sulla centrale, i tecnici dell'autorità nucleare statunitense dicono che si è stabilizzata la situazione del combustibile nucleare usato che prima dell'incidente era stoccato nelle piscine di raffreddamento delle unità 3 e 4, ma che poi è salito di temperatura per la fermata del ricircolo dell'acqua. I vessel d'accio dei reattori 1, 2 e 3 sembra che abbiano conservato la loro integrità strutturale. Sono l'ultima barriera che impedisce la dispersione del combustibile altamente radioattivo, poiché gli altri contenimenti sono dissestati.

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