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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 16:40.
«Per il momento il nostro paese non è interessato dall'arrivo della nube radioattiva dal Giappone che pare abbia raggiunto solo le aree scandinave». Lo ha detto a www.climascienza.it Gelsomina Pappalardo, ricercatrice dell'Istituto di Metodologie per l'Analisi Ambientale del Cnr e coordinatrice Progetto europeo Earlinet. «I modelli - spiega la scienziata - prevedono concentrazioni di radionuclidi, essenzialmente Xenon 133, veramente molto basse. Anche nello scenario peggiore i livelli di radiazione sarebbero troppo piccoli per preoccuparci».
Il viaggio fatto dalla nube, infatti, è molto lungo per poter rappresentare una minaccia anche per l'Europa. «Non dobbiamo dimenticare - ha detto Pappalardo - che la nube ha attraversato prima il Pacifico, poi gli Stati Uniti e l'Atlantico prima di arrivare in Europa. La concentrazione di radionuclidi non può per questo che essere molto diluita. Certo, è difficile dirlo con certezza, considerate le poche informazioni che ci arrivano dalla sorgente, cioè dal Giappone. Neanche gli Usa, quando sono stati raggiunti dalla nube, hanno diffuso informazioni a riguardo».
Al momento non sono state rilevate tracce di radioattività nei prodotti alimentari importati in Germania dal Giappone: lo ha detto oggi il ministro tedesco per la Protezione dei consumatori, Ilse Aigner. I controlli, ha spiegato il ministro all'agenzia stampa tedesca Dpa, sono stati eseguiti soprattutto negli aeroporti e nei porti e sono risultati tutti negativi. «Quindi - ha aggiunto la Aigner -, posso dire che per i consumatori in Germania non c'è alcun pericolo».
La Francia, intanto, ha chiesto alla Commissione europea di imporre un «controllo sistematico» alle frontiere dell'Unione sulle importazioni di prodotti freschi dal Giappone.
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