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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 08:14.

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Il progressivo calo del numero di missili da crociera Tomahawk lanciati da navi e sottomarini anglo-americani, 20 ieri e 159 da sabato scorso, indica che si stanno esaurendo i bersagli dell'arsenale libico. Centri di comando, basi radar, batterie missilistiche fisse sono stati ormai distrutti ma questo non significa che le truppe di Gheddafi abbiano perso la capacità di combattere. In realtà i mezzi e le infrastrutture distrutti dai missili della coalizione non sono necessari a Gheddafi per combattere gli insorti contro i quali vengono impiegati mezzi blindati, artiglieria, corazzati ma soprattutto armi leggere e truppe.


I rapporti provenienti dalle aree calde di Tripolitania e Cirenaica sembrano indicare una parcellizzazione del conflitto con miliziani fedeli al raìs attivi all'interno di Bengasi e Tobruk mentre truppe regolari e mercenari vengono segnalati ad Ajdabiya e nelle città della Tripolitania di Misurata e Zenten. Nelle città della Cirenaica le forze del raìs si limitano ad azioni di disturbo ma non hanno la capacità di condurre offensive dopo che le incursioni aeree alleate hanno costretto il grosso delle truppe a ritirarsi verso ovest. A Misurata e Zenten invece gli uomini del Colonnello sono impegnati in assalti casa per casa per conquistare gli ultimi quartieri in mano ai rivoltosi.


In entrambi i casi la tattica dei governativi prevede di esporsi il meno possibile ai raid aerei contando sulla protezione offerta dai centri abitati, dove i rischi che i bombardamenti provochino vittime civili sono molto elevati. Per non condannare i propri mezzi a sicura distruzione i governativi mantengono spenti i radar guida-missili delle batterie mobili Sa-6, Sa-8 e Crotale, ai quali danno la caccia anche i Tornado Ecr italiani. Difficile capire se le azioni anti-regime condotte a Tripoli siano da attribuire agli insorti o a unità di forze speciali britanniche la cui presenza è stata segnalata da diverse fonti. Potrebbero essere stati gli incursori dello Special Air Service a uccidere ieri alle porte della capitale Hussein al-Warfalli, capo di una delle più importanti milizie tribali fedeli a Gheddafi e probabile vittima di una campagna di eliminazione degli uomini chiave del regime.

Qualcosa di simile a quanto attuato in Afghanistan dagli incursori di Londra protagonisti dell'uccisione di decine di leader delle milizie talebane. La notizia della morte di al-Warfalli è stata riferita dall'inviato di al-Jazira ma nei giorni scorsi fonti dell'intelligence citate dal Sunday Mirror avevano rivelato che centinaia di uomini del Sas e delle truppe d'élite britanniche sarebbero schierate in Cirenaica almeno dalla fine di febbraio, cioè dalle prime fasi della rivolta. Una presenza così massiccia e tempestiva apre molti interrogativi sul ruolo di Londra quale sponsor dell'insurrezione contro il regime libico e nella sua pianificazione, probabilmente in stretto coordinamento con Parigi. Un contesto che spiegherebbe anche l'ambizione degli anglo-francesi (alleati di ferro dopo l'accordo strategico tra David Cameron e Nicolas Sarkozy siglato a Parigi nel novembre scorso) di mantenere la piena autonomia nelle operazioni della coalizione.

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