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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2011 alle ore 07:51.

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L'annuncio mercoledì sera della crisi di governo in Portogallo e l'alta probabilità di nuove elezioni entro i primi di giugno hanno reso pressoché inevitabile, secondo il consenso dei mercati finanziari, il ricorso a un pacchetto di salvataggio da parte dell'Unione europea e del Fondo monetario. Il declassamento, nella giornata di ieri, del debito portoghese da parte di Fitch (di due gradini da A+ ad A-) allinea l'agenzia al rating già ribassato da Standard&Pooor's e Moody's, con la prospettiva che altri downgrading possano seguire nei prossimi mesi in mancanza di un supporto da parte di Ue e Fmi.

Il debito viene giudicato ormai insostenibile (i rendimenti dei titoli a dieci anni ieri erano attorno al 7,90%, un record dall'introduzione dell'euro) con chance praticamente nulle di un rientro a livelli accettabili, data l'assenza totale di compratori sul mercato, con l'esclusione della Banca centrale europea.

Le due incognite principali riguardano ora chi dovrà negoziare l'accordo con l'Europa e il Fondo e quali saranno i contenuti del programma, che Lisbona presenterà in cambio degli aiuti e che, secondo le prime indicazioni, dovrà contenere forti misure di riforma strutturale dell'economia.
Il presidente, Anibal Cavaco Silva, darà il via oggi alle consultazioni con i partiti e il Consiglio di Stato e con ogni probabilità opterà per mandare il paese alle urne: questo deve avvenire entro 55 giorni dalla proclamazione, quindi presumibilmente fra fine maggio e inizio giugno. Difficilmente il compito di trattare con la Ue e l'Fmi potrà esser assegnato al governo socialista dimissionario di José Socrates, a meno di un avallo dal presidente stesso e di un appoggio esplicito dell'opposizione, che mercoledì ha votato contro il quarto pacchetto di misure di austerità proposto da Socrates, cui era andato nelle scorse settimane il placet europeo. L'opposizione, o almeno il Psd (il partito conservatore dello stesso Cavaco), si è mostrata più possibilista del governo Socrates, che anche ieri ha dichiarato il suo netto rifiuto a un sostegno dall'estero. Il Psd è il favorito dai sondaggi in caso di voto e potrebbe governare insieme alla destra del Cds/Pp.

La crisi politica pone tuttavia il problema di come il Tesoro portoghese affronterà le prossime scadenze del debito pubblico in assenza di un'intesa con Ue e Fmi: i mercati finanziari stimano che abbia fondi sufficienti per coprire i rimborsi per 4,3 miliardi di euro di metà aprile, ma non per i 4,9 miliardi in scadenza a metà giugno (altri 9 miliardi di euro scadono entro fine anno).
Dai primi calcoli, il Portogallo potrebbe aver bisogno per finanziarsi per i prossimi tre anni di una cifra valutata fra i 60 e gli 80 miliardi di euro: 75, per il premier lussemburghese, Jean-Claude Juncker. In una nota, Tullia Bucco, di Unicredit, stima in 55 miliardi il fabbisogno pubblico e in 10 le necessità di ricapitalizzazione delle banche, che sono peraltro in condizioni nettamente migliori di quelle irlandesi o spagnole (da notare che ieri Moody's ha declassato 30 istituti spagnoli, il che ha riacceso, insieme alle vicende portoghesi, i timori di un contagio alla Spagna, che recentemente sembrava uscita dal mirino dei mercati grazie a una serie di decisioni rigorose).

Quanto al contenuto dell'accordo, potrebbe ricalcare, per la correzione di bilancio, gli obiettivi già indicati da Socrates, di portare il deficit dal 7% del 2010 al 4,6 nel 2011 al 3% nel 2012 e al 2 nel 2013, ma possibilmente con un diverso mix di misure. Il Psd sarebbe più favorevole a puntare su tagli di spesa che aumenti delle tasse. La parte caratterizzante sarebbero tuttavia la riforme strutturali per far ripartire la crescita, stagnante in Portogallo da circa un decennio e che quest'anno subirà una contrazione dell'1% anche per effetto delle manovre di austerità precedenti.

«Anche questa previsione sembra ottimistica», sostiene Emilie Gay, di Capital Economics. Senza riforme strutturali che rilancino la crescita, Barclays Capital stima che il rapporto debito/Pil salirà al 100% in tre anni e, anche in presenza di un surplus primario del 3%, non si stabilizzerebbe senza un calo dei tassi d'interesse. «Al centro dei problemi dell'economia portoghese - dice Antonio Garcia Pascual, di Barcap - c'è la bassa produttività». Le misure per far recuperare competitività al Portogallo e che dovranno essere comprese negli impegni con Ue e Fmi, comprendono, secondo diverse fonti europee e internazionali, riforme per rendere più flessibile il mercato del lavoro e per migliorare l'efficienza del settore pubblico e del sistema giudiziario, la ristrutturazione e la privatizzazione di imprese pubbliche.

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