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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2011 alle ore 14:04.
L'esercito yemenita ha sparato in aria alcuni colpi di avvertimento per impedire ai sostenitori del regime di Ali Abdullah Saleh di caricare i manifestanti - si parla di decine di migliaia di persone in piazza - che invocano le sue dimissioni. Entrambi gli schieramenti si sono riversati per le vie di Sanaa dopo la preghiera del venerdì. «Resisteremo. Resisteremo fermamente» ha dichiarato Ali Abdallah Saleh, al potere da 30 anni, rivolto ai suoi sostenitori ammassati su una piazza vicino al palazzo presidenziale, non distante dal raduno dei suoi oppositori, riuniti in piazza del Cambiamento, presso l'università, in un venerdì della preghiera molto caldo a Sanaa.
Il regime promette, la piazza non ci crede
Non sono bastate le proposte giunte ieri da Saleh di elezioni anticipate entro tre mesi; il cambiamento dello statuto e la formazione di un governo di unità nazionale con l'opposizione a calmare gli animi. I manifestanti anti-regime hanno scelto l'univesità di Sanaa dove a migliaia sono accampati dal 21 febbraio per chiedere le immediate dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh in carica da oltre 32 anni, mentre i fedeli a Saleh, in risposta al suo appello hanno scelto di manifestare nello stesso giorno. L'esercito e alcuni attivisti dell'opposizione hanno allestito separati chekpoint vicino all'università per controllare le persone in entrata e in uscita dal piazzale epicentro della rivolta. La polizia ha allestito i propri chekpoint sul viale principale che porta al luogo di raduno dei fedeli al regime.
Un numero imprecisato di manifestanti sarebbe stato ucciso oggi a Latakia, porto
nord-occidentale della Siria, dallo sparo di proiettili da parte delle forze di sicurezza nel tentativo di disperdere i dimostranti anti-regime. Lo riferiscono testimoni oculari citati
dalla tv panaraba al Arabiya. Secondo l'emittente sarebbero 30 i morti accertati per ora in
tutta la Siria dall'inizio della mobilitazione odierna in numerose città del Paese.
Situazione fuori controllo
In varie zone della capitale si sono dispiegate unità rivali dell'esercito yemenita, mentre Saleh si appella agli ufficiali passati dalla parte dei manifestanti «a rientrare subito nei ranghi». Uno di loro è il potentissimo Ali Mohsen al-Ahmar comandante della zona nord-ovest e fratellastro di Saleh, che lunedì dopo la carneficina dei fedeli al regime che hanno ucciso 52 persone aprendo il fuoco sui manifestanti, ha schierato le sue truppe a difesa della folla radunata a Sanaa per protestare contro il regime. «Siamo determinati a preservare l'indipendenza e la sicurezza dello Yemen con tutti i mezzi tuonava Saleh ieri in un discorso fiume alla televisione di stato, ma di fatto Saleh è sempre più solo, la decisione del generale Mohsen ha scatenato un'emorragia tra i ranghi delle forze armate, che attualmente sono divise in due fazioni contrapposte, come dimostrano gli ultimi scontri avvenuti nel sud-est. Dalle organizzazioni internazionali compresa Amnesty international e da più parti arrivano appelli al governo per prevenire l'uso della forza. «È compito delle autorità yemenite vietare alle forze di sicurezza l'uso ingiustificato della forza, e di pallottole vere contro i manifestanti» si legge in una nota di Amnesty.
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