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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2011 alle ore 14:04.

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MIgliaia in piazza nello Yemen. Times: «Sabato si dimette Saleh». Proteste in Siria. Mappa delle rivolteMIgliaia in piazza nello Yemen. Times: «Sabato si dimette Saleh». Proteste in Siria. Mappa delle rivolte

Dichiarato lo stato di emergenza
Ieri il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, dal suo canto l'opposizione ha spiegato che aspetterà fino a venerdì primo aprile per marciare sul palazzo presidenziale per quello che molti temono possa trasformarsi in un immenso bagno di sangue. «Resisteremo a ogni ostacolo», ha aggiunto il presidente al potere da più di trent'anni in Yemen, mentre il movimento di protesta chiede le sue dimissioni da fine gennaio.

Times: sabato si dimette Saleh
Il presidente yemenita, Ali Abudallah Saleh, e il potentissimo generale passato dalla parte dei manifestanti Ali Mohsen al-Ahmar potrebbero dimettersi contemporaneamente, forse già domani, per evitare un bagno di sangue nel Paese. È il Times a dare notizia dell'intesa che sarebbe stata raggiunta la scorsa notte per un'uscita di scena morbida di Saleh che cederebbe i poteri a un governo di transizione. La decisione, riporta il quotidiano inglese, sarebbe maturata dopo l'ondata di defezioni di ministri, ambasciatori, leader tribali e alti ufficiali dell'esercito, tra cui lo stesso Mohsen. «Entrambe le parti si sono accordate sulla modalità delle dimissioni e sabato (ndr domani) dovrebbe avvenire l'annuncio pubblico delle doppie dimissioni», ha raccontato una fonte. Il passo indietro sarebbe stato accettato da Saleh dopo che è fallito anche l'ultimo tentativo dei mediazione con l'offerta di elezioni anticipate entro tre mesi, il cambiamento dello statuto e la formazione di un governo di unità nazionale con l'opposizione.

Al Arabiya: forze di sicurezza siriane sparano contro i civili. Vittime
Giornata di proteste anche in Siria, con le forze di sicurezza del regime di Bashar al Assad che - stando a quanto riferiscono testimoni oculari citati dalla tv al Arabiya - hanno aperto il fuoco contro manifestanti a Samnin - località nei pressi di Daraa, epicentro delle rivolte anti-regime - uccidendo 15 persone. Circa un migliaio di persone si sono radunate e hanno scandito slogan espliciti e senza precedenti contro la famiglia presidenziale siriana, al potere da quarant'anni, e contro il capo della Guardia presidenziale e fratello del rais, Maher al Assad. «Iddio, Siria, libertà e basta!», è uno degli slogan scandito dai manifestanti, che fanno così il verso allo slogan ufficiale dei lealisti (Iddio, Siria, libertà e Bashar!), in riferimento al presidente Bashar al Assad.

Polizia segreta all'opera
Migliaia di persone si sono radunate oggi anche a Homs, 180 km a nord di Damasco, sotto la sede del governatorato, chiedendo a gran voce «la caduta del governatore», rappresentante del regime baatista al potere in Siria da quasi mezzo secolo. "Libertà libertà, pace, pace", e "sacrifichiamo il nostro sangue, la nostra anima, per te Daraa" erano fra gli slogan più ripetuti durante il corteo, mentre un gruppo di sostenitori del presidente Bashar Assad gridava cori di sostegno al regime. Sempre secondo Al Jazeera, la polizia segreta si sarebbe infiltrata nel corteo anti-regime riuscendo poi a disperderlo, e avrebbe arrestato decine di manifestanti. Nel frattempo, a Daraa migliaia di persone hanno preso parte a una sfilata dietro le bare dei manifestanti uccisi.

La rivoluzione siriana su Facebook
Sale a 23 il numero dei manifestanti uccisi oggi a Sanamin, località nel sud della
Siria, poche decine di chilometri a nord di Daraa, epicentro delle proteste anti-regime. Lo riferisce la tv panaraba al Jazeera, che cita testimoni oculari. Un movimento di contestazione senza precedenti è iniziato in Siria il 15 marzo con un appello sulla pagina Facebook dedicata alla «rivoluzione siriana» contro il presidente Bashar al Assad che chiedeva la fine della tirannia e delle leggi speciali. Altre manifestazioni si sono tenute da allora anche in altre località del paese come Jassem o Nawa. Damasco ha fatto sapere ieri di voler valutare la possibilità di revocare lo stato di emergenza in vigore dal 1963; il regime si è detto pronto ad adottare misure efficaci contro la corruzione, aumentare i salari dei lavoratori, varare riforme sanitarie, autorizzare una maggiore partecipazione politica alle elezioni e a ridurre le limitazioni alla libertà di stampa. A Daraa, secondo fonti mediche locali, in sette giorni di repressione da parte del regime al potere da quasi mezzo secolo, sono morte oltre 40 persone. La città rimane assediata dall'esercito e dalle forze di sicurezza.

Al Jazeera decine di giovani feriti ad Amman
L'emittente araba Al Jazira riferisce anche di scontri ad Amman, dove decine di persone sarebbero rimaste ferite nel corso di scontri di piazza. I dimostranti sarebbero stati attaccati da gruppi di picchiatori, inviati sul posto dal Governo. Migliaia di persone hanno manifestato nella capitale giordana per esprimere il loro sostegno al sovrano Abdallah II.

Europa preoccupata per Siria, Yemen e Baharain
Il Consiglio europeo è molto preoccupato per le situazioni che si sono create in Siria, Yemen e Bahrain ed esprime forte condanna per l'escalation della violenza e l'uso della forza contro i dimostranti. È quanto si legge nella bozza delle conclusioni del vertice Ue pur riconoscendo che in ogni paese la situazione è differente, il Consiglio lancia un appello a tutte le parti per avviare un dialogo costruttivo «senza ritardi e precondizioni».

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