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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2011 alle ore 09:53.
Si fa sempre più grave la notizia che un forte terremoto di magnitudo 6,8 ha scosso giovedì Myanmar e il "triangolo d'oro" dell'oppio tra le montagne dell'ex Birmania e del Vietnam, del Laos e della Thailandia. Il bilancio delle vittime, fermo a 11 il primo giorno, è già cresciuto a più di 60 man mano che da Myanmar escono informazioni sulle zone più remote. L'epicentro vicino a Chiang Mai, seconda città della Thailandia, ma la scossa si è sentita fino a Bangkok, e fino ad Hanoi in Vietnam.
La radio di Stato birmana ha parlato di 65 morti e 111 feriti, e del crollo di 244 case, 14 monasteri buddhisti e nove uffici governativi. Ma si riportano danni anche a strade e campi di riso, per la rottura degli argini. "Stiamo cercando di raggiungere le zone più remote - ha spiegato un ufficiale all'agenzia France Presse - militari, polizia e autorità locali sono in cerca di feriti ma le strade sono ancora chiuse". Una situazione ancor più difficile da gestire per lo stato dei trasporti e delle comunicazioni a Myanmar, e per il controllo sulle informazioni imposto dalla dittatura birmana.
Anche in Thailandia, campi e pagode danneggiati, e la notizia di una donna uccisa dal crollo della sua casa a Chiang Mai. La grande paura è che le scosse si ripetano, dopo questo e un terremoto precedente nella Cina meridionale, l'11 marzo. Lo stesso giorno della tragedia avvenuta in Giappone.
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