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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2011 alle ore 08:12.

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Decongestionare Lampedusa; accordarsi con le autorità tunisine per limitare gli sbarchi; attrezzarsi, in ogni regione, per accogliere fino a 50mila immigrati in arrivo con la crisi nordafricana. Sono le tre partite in corso del governo italiano per fronteggiare un flusso che ha già superato le 15mila persone, quasi tutte provenienti dalla Tunisia. Proprio ieri il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e il collega agli Esteri, Franco Frattini, sono andati a Tunisi per incontrare il premier Beji Caid Essebsi e i colleghi Farhat Rashi (Interno), Mohammed Mouldi Kefi (Esteri) e Abdelhamed Triki (Cooperazione).

L'Italia ha chiesto un freno alle partenze degli immigrati e soprattutto la possibilità di aumentare il numero dei rimpatri, incoraggiando quelli volontari. «Abbiamo proposto un pacchetto di misure - ha spiegato Frattini - per rilanciare la cooperazione tra i due Paesi, che include linee di credito supplementari fino a 150 milioni di euro, in aggiunta a quelle già in corso pari a quasi a 100 milioni per il sostegno al bilancio dei pagamenti». I settori interessati sono quattro: il rilancio delle piccole e medie imprese, la formazione professionale, la protezione dell'ambiente costiero e il sostegno alla pesca. «Le premesse sono buone - ha aggiunto Maroni - ora verificheremo se ci sarà un impegno concreto».

Ieri, però, la massima urgenza d'intervento è scattata a Lampedusa, dove 4.500 stranieri vivono in condizioni disperate e disumane. È scoppiata una rivolta di massa dopo che il cibo da distribuire è arrivato con due ore di ritardo. L'unità di crisi del Viminale e il commissario straordinario all'emergenza umanitaria, Giuseppe Caruso, hanno organizzato l'exit strategy: ieri sera la nave San Marco della Marina militare ha imbarcato 550 tunisini, diretta al porto di Taranto con destinazione finale a Manduria, dove sarà allestito un nuovo Cie (entro per l'identificazione e l'espulsione), con una capienza iniziale di 500 unità da aumentare fino a 3mila. Caruso, inoltre, ha chiesto al presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, di assicurare per Lampedusa tutti i servizi essenziali.

Il Viminale poi ha convocato per giovedì Regioni, Province e Comuni per mettere a punto in via definitiva il piano di accoglienza per i profughi e ha sospeso i trasferimenti dei richiedenti asilo a Mineo. «Puntiamo a individuare tra i siti messi a disposizione della Difesa aree idonee a ospitare i migranti che si trovano ora a Lampedusa» dice il ministro dell'Interno.

Il piano per accogliere i potenziali 50mila profughi in fuga dalla Libia «è pronto e lunedì lo consegneremo al presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani» aggiunge Roberto Maroni. «Non ci sono regioni esentate - precisa - anche se nessuno vuole i profughi. Solo l'Abruzzo, alle prese con il post-terremoto, non parteciperà al piano. La distribuzione dei migranti sarà equa». In proporzione, cioè, alla popolazione residente, ma anche alle presenze di immigrati già in atto: per evitare di congestionare ulteriormente territori già alle prese con alcuni problemi.

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