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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2011 alle ore 11:31.
BRUXELLES - Solo una battuta, «assolutamente sì», in risposta ai giornalisti che gli chiedevano se fosse soddisfatto dell'intesa raggiunta nel vertice dei capi di Stato e di Governo per il comando della missione in Libia alla Nato. Silvio Berlusconi si è volutamente tenuto lontano dai riflettori sulla crisi libica, ma anche sugli altri punti all'ordine del giorno del summit. «Non avete ancora capito che governare è fare, non dichiarare?», ha spiegato sinteticamente ai giornalisti che come di consueto ne hanno seguito gli spostamenti un po' ovunque. Al termine del vertice, la partenza per Roma, senza alcuna tappa intermedia nei negozi di antiquariato di Bruxelles, com'è sua abitudine, nonostante la bella giornata.
Del resto, è noto, fin dall'inizio Berlusconi non ha nascosto di aver per molti verso «subìto» una missione partita sotto la pressione e la regia di Nicolas Sarkozy, che vede ora l'Italia impegnata in un complesso equilibrio diplomatico, oltre che logistico. La soluzione adottata dal vertice dei capi di Stato e di Governo soddisfa almeno formalmente la linea sostenuta dal ministro degli Esteri, Franco Frattini e dall'intero governo, d'intesa con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: la coalizione dei volenterosi che sabato ha sferrato il primo attacco militare contro la Libia passerà la guida di tutte le operazioni alla Nato.
Tra oggi e domani, il Comitato militare della Nato ultimerà la pianificazione e il Consiglio atlantico apporrà il timbro finale. Martedì sarà la volta del «gruppo di contatto» sulla Libia che si riunirà a Londra. In quella sede, la Francia presenterà con la Gran Bretagna una soluzione «politica e diplomatica» alla crisi. L'annuncio di Sarkozy, dopo una breve seduta di jogging con il premier britannico David Cameron, ha provocato la reazione italiana: «Anche l'Italia ha le sue idee e le sue proposte, e le farà valere nelle sedi opportune e nei prossimi appuntamenti, discutendole con i nostri partner», hanno riferito fonti della Farnesina.
Non sembra aver invece sortito grandi effetti, almeno per ora, l'offensiva italiana sul fronte dell'emergenza immigrazione. Passaggio di notevole rilevanza politica, poiché la Lega ha per molti versi "condizionato" il suo via libera alle operazioni militari proprio al pieno riconoscimento, da parte di Bruxelles prima di tutto, del principio del burden sharing. Della questione, nel comunicato finale del vertice europeo, al momento non vi è traccia. Si afferma che il Consiglio europeo «attende con interesse» la presentazione da parte della Commissione, prima del Consiglio europeo di giugno, «di un piano per lo sviluppo delle capacità di gestione della migrazione e dei flussi dei profughi». L'auspicio è che si giunga entro giugno a un accordo «sul regolamento che rafforza le capacità di Frontex».
Un'aggiunta - prevista nella prima bozza del documento finale - parlava di un invito alla commissione perché esplorasse la possibilità di «mobilizzare risorse addizionali». Il testo prevede solo un riferimento alla «concreta solidarietà» agli Stati membri «esposti più direttamente ai flussi migratori», e l'impegno a fornire «il necessario sostegno a seconda dell'evolversi della situazione».
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