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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2011 alle ore 10:51.

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«Meglio di niente», è la conclusione rassegnata alla quale sono giunti ieri trader, strategist, economisti ed investitori da una prima lettura a caldo dell'Euro Patto. Avrebbero preferito sanzioni automatiche e tabelle di marcia inderogabili sul contenimento di deficit e debito, che sono mancate. E sognavano di non dover leggere i riferimenti alle clausole sulle azioni collettive e ai privati coinvolti nella ristrutturazione del debito pubblico, al fianco dei veicoli salva-stati. Meglio di niente, però, di questi tempi vuole dire molto, è una valutazione forse cinica ma velatamente positiva e per questo realistica. Il "pacchetto" non è stato bocciato all'istante dal mercato: prova ne sono gli spread contro i Bund tedeschi che hanno continuato ad allargarsi soprattutto per i paesi in gravissime difficoltà come Portogallo, Irlanda e Grecia per i quali la partita è ancora tutta da giocarsi e per i quali il mercato teme lo spettro della ristrutturazione del debito. Italia, Spagna e Belgio ne escono tutto sommato bene da questa rivisitazione del Patto, perchè la mina del contagio sembra per ora disinnescata all'interno di una nuova formula rafforzata per stabilità, sostenibilità e crescita.

Il Patto è «un passo nella giusta direzione perchè va verso la responsabilità fiscale su misure e tempi di contenimento di deficit e debito che è la chiave per mettere fine all'instabilità», ha commentato Ciaran O'Hagan di Société Générale, secondo il quale «il rispetto di queste nuove regole aiuterà l'Italia a ridurre il costo di finanziamento del debito». Anche Barclays capital ha valutato positivamente il pacchetto, «un progresso verso il coordinamento delle politiche economiche nell'eurozona» e anche perchè affronta il problema degli squilibri eccessivi. È stato letto positivamente l'accordo sul miglioramento della competitività e della bilancia commerciale e sui deficit delle partite correnti: «prima non ne parlava nessuno, è già qualcosa che questi temi siano divenuti importanti», hanno riconosciuto fonti bancarie tedesche. La Nomura ha messo in rilievo l'importanza del varo, sollecitato dal Patto, di leggi specifiche o modifiche costituzionali per frenare l'aumento del debito pubblico.
L'assenza dell'automatismo delle sanzioni per chi non rispetta impegni e tempismi è stata criticata all'unanimità: non piace il meccanismo finale che affida alla politica l'ultima parola. Ma c'è chi, come gli economisti di Nomura, ha comunque riconosciuto il fatto che l'impalcatura degli interventi punitivi è stata rafforzata nel nuovo Patto rispetto al passato quando invece «poteva essere smantellata facilmente».

Quel che manca del tutto, e che ridimensiona la portata dell'accordo per il mercato, è la proposta di soluzioni immediate alla crisi in atto del debito sovrano dell'eurozona. Il potenziamento del veicolo salva-stati Efsf da 225 a 440 miliardi di aiuti disponibili (per quanto considerata un'operazione di puro lifting perchè la Spagna è «too big to fail») è slittato. Il nuovo veicolo Esm scenderà in campo solo nel giugno del 2013: «cosa accadrà da oggi fino a quella data?» si domandano i trader. Gli altissimi rendimenti dei titoli di stato quinquennali greci (15%), irlandesi (10,8%) e portoghesi (8,5%), causati dal crollo dei prezzi sul mercato secondario e a tassi più alti di quelli decennali, sono il miglior termometro per misurare gli umori degli investitori: sebbene il patto riaffermi il principio di una valutazione «caso per caso» degli stati effetti da insostenibilità del debito pubblico, sul mercato cresce la convinzione che l'unico automatismo non scritto del patto sarà proprio quello della ristrutturazione del debito per gli stati che chiederanno aiuto all'Esm. È per questo che quel che conta di più in questi giorni è la portata dei titoli di stato in scadenza in Portogallo o l'insostenibilità degli oneri sul debito pubblico irlandese: l'acquisto dei titoli di stato in asta da parte dell'Efsf, che come l'Esm potrà intervenire sul mercato primario, è una misura molto forte e auspicata da tempo dal mercato ma tardiva e debole se applicata solo come «eccezione» e non come regola.

Un altro rompicapo per il mercato, contenuto nel nuovo Euro Patto, è il grado di "seniority" assegnato ai prestiti concessi dal veicolo Esm, che saranno i primi a essere rimborsati nel caso di insolvenza di uno stato. I titoli di stato diventeranno quindi "junior" rispetto all' Esm a partire dal giugno 2013. Secondo gli addetti ai lavori, questo handicap contribuisce già ora a far crollare i prezzi dei bond portoghesi, irlandesi e greci e non è escluso che - digerito il Patto - in prospettiva provochi l'aumento degli spread anche dei bond governativi italiani, spagnoli e belgi contro i Bund tedeschi.

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

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