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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 14:52.

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FRANCOFORTE - Ci sono elezioni nella storia di una personalità pubblica più importanti di altre. Quelle di oggi nel Land tedesco del Baden-Württemberg potrebbero rappresentare per Angela Merkel un passaggio decisivo, magari anche uno spartiacque. La sua posizione non è a rischio. In ballo però c'è la governabilità della Germania e in ultima analisi l'eredità politica dell'attuale cancelliere.


A votare oggi è una delle regioni più ricche e popolose del paese. I sondaggi - tutti da prendere con cautela - mostrano che socialdemocratici e verdi potrebbero vincere, anche se la legge elettorale nel Baden-Württemberg che dà all'elettore un solo voto (da consegnare al singolo candidato e non anche alla lista) premia i partiti più radicati, e quindi i democristiani del cancelliere. Per una Cdu che governa il Land di Stoccarda dal 1953 una sconfitta sarebbe veramente cocente.


In queste ultime settimane, la signora Merkel ha dovuto abbandonare la strategia dei piccoli passi, riflessiva e prudente, costretta invece a reagire a tambur battente dinanzi ad eventi imprevedibili e rischiosi in termini di politica interna: prima la crisi debitoria europea, poi l'incidente atomico a Fukushima in Giappone, poi ancora i bombardamenti in Libia. Il cancelliere è stata criticata su tutti i fronti.


C'è chi l'ha accusata di avere tradito i suoi impegni accettando la nascita di una Transferunion, di un'unione nella quale la Germania aiuta finanziariamente i suoi vicini europei. C'è chi l'ha rimproverata di avere sospeso la decisione di allungare la vita delle centrali nucleari tedesche solo per scavalcare l'impegno elettorale. C'è chi le ha rinfacciato, con l'astensione sulla Libia, di aver isolato la Germania.

Scriveva nei giorni scorsi il settimanale Stern: «Da cinque anni e mezzo gli osservatori cercano di farsi un'idea chiara» del cancelliere, «vacilla, sfarfalla, si contorce in modo imprevedibile con un solo obiettivo: la paura degli elettori stanchi del nucleare, contrari alla guerra e della disfatta nel Baden-Württemberg». Più in generale a molti l'atteggiamento della signora Merkel è sembrato più opportunista che pragmatico.

Il voto di oggi appare quindi decisivo per molti aspetti. «La perdita della maggioranza al Bundesrat da parte del governo (oggi è sotto di 4 voti che salirebbero a 10 con un'eventuale sconfitta nel Baden-Württemberg, ndr) impone compromessi sempre più difficili e impopolari con l'opposizione; lo abbiamo visto sia con Helmut Kohl che con Gerhard Schröder», spiega Hans-Dieter Klingemann, professore al Wissenschaftszentrum di Berlino.

La vicenda nucleare è stata quella più criticata. Nei giorni scorsi il ministro dell'Economia Rainer Brüderle avrebbe ammesso privatamente davanti a un gruppo di imprenditori riuniti dall'associazione Bdi che la moratoria annunciata dal governo sarebbe stata decisa solo per calmare i tedeschi più preoccupati dai rischi dell'energia nucleare. La Bdi ha evocato «un errore nei verbali».

Il direttore generale dell'associazione Werner Schnappauf si è dimesso, assumendosi la responsabilità e provocando nuove complicazioni per la signora Merkel, ormai in difficoltà con una parte dell'establishment economico, oltre che con molti settori della società. Ieri 200mila persone hanno manifestato a Berlino, Amburgo, Colonia e Monaco contro la presenza di 17 centrali nucleari in Germania.

Questa sera, dopo il voto nel Baden-Württemberg si capirà meglio se e quanto la politica del governo Merkel sarà costretta a diventare più compromissoria. Il cancelliere ha dimostrato in questi anni di trovare con abilità intese e accordi. E dopo quattro anni di grande coalizione tra il 2005 e il 2009 conosce bene i principi e le strategie dei socialdemocratici. Affrontarli però quando sono all'opposizione è un impegno più gravoso.

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