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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 08:14.

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ROMA.
Una soluzione per ridurre i costi dell'amministrazione pubblica. Ed anche per essere più forti nel dialogo con lo Stato centrale o con l'Unione europea quando si tratta di discutere di argomenti strategici come le infrastrutture, l'energia, l'ambiente, la sanità, la ricerca.
Per Michele Scasserra, presidente degli industriali del Molise, potrebbe essere l'"uovo di Colombo". E cioè far nascere una Marca Adriatica, ripristinando l'antica memoria di quello che fu mille anni fa, sotto Federico II di Svevia (idea avviata nel 1060 da Roberto il Guiscardo): mettere insieme Molise, Abruzzo e Marche, semplificando la struttura burocratica e creando una cabina di regia cui affidare progetti e rappresentanza.
È un'idea che in Molise sta circolando e che Scasserra condivide in pieno, auspicando che si possa realizzare. Una battaglia che si aggiunge a quelle che l'imprenditore molisano sta combattendo da quando, alla fine del 2009, è stato eletto presidente di Confindustria Molise: una nuova governance unificata delle Asi, le aree di sviluppo industriale; la fusione delle due Camere di commercio, Campobasso e Isernia; la lotta agli sprechi, dal deficit sanitario ai costi della politica, in primis il tentativo della giunta regionale di aumentare il numero dei consiglieri, invece che andare avanti sui tagli.
«Siamo la Regione con le addizionali Irap e Irpef più alte. Non si può andare avanti senza ridurre i costi della politica e della burocrazia». Per questo Confindustria ha fatto fuoco e fiamme contro l'intenzione della Regione di aumentare i consiglieri da 30 a 32, una scelta trasversale che ha unito maggioranza e opposizione, dopo una prima proposta di tagliarli a 26. «Abbiamo deciso di procedere con una raccolta firme per organizzare un referendum confermativo», racconta Scasserra. Nel frattempo ci ha pensato il governo a impugnare lo statuto regionale. Ed il presidente Michele Iorio, in carica da quasi 10 anni (a novembre si voterà di nuovo), avrebbe promesso la retromarcia.
La guardia del mondo imprenditoriale comunque resta alta. Qualcosa dovrebbe muoversi anche sulla governance dei nuclei industriali: da tre (Termoli, Venafro e Campobasso), con tre presidenti, cda e direttori generali, dovrebbero essere unificati, risparmiando sulle strutture e con il beneficio di avere un solo punto di riferimento per i servizi. Sulle Camere di Commercio, la questione riguarda le categorie imprenditoriali: «Dobbiamo dare il buon esempio e andremo avanti».
Ma il progetto più ambizioso, su cui Scasserra si sta impegnando, è quello della Marca Adriatica. «L'articolo 117 della Costituzione, dopo la riforma del Titolo V, dà la possibilità alle Regioni di realizzare accordi interregionali, creando organismi comuni su ciò che ritengono più opportuno». Nessuna Regione perderebbe identità e autonomia: «Anzi, è la strada per mantenerla. Una realtà come il Molise è troppo piccola per affrontare il peso amministrativo, gestire la sanità, proporre grandi progetti infrastrutturali». Mancano collegamenti ferroviari adeguati («anche se aver ridotto a 3 ore la linea Campobasso-Roma è importante»), non ci sono autostrade («il Cipe dovrebbe finanziare a breve la Termoli-San Vittore»).
Le tre Regioni insieme avrebbero la massa critica di 3 milioni di abitanti e 500 mila aziende, un peso diverso rispetto a oggi nel confronto con lo Stato e con la Ue. «Anche per noi imprenditori è una chance importante: favorirebbe le reti, il confronto con altre realtà aziendali, a tutto vantaggio della crescita».
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