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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2011 alle ore 22:42.

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Talk show Rai a rischio nel prossimo mese. La misura già adottata lo scorso anno con la sospensione dei programmi in occasione delle elezioni regionali potrebbe ripetersi per le amministrative di maggio. Ancora nulla di certo è stato stabilito, ma un emendamento (presentato da Pdl e Lega) al regolamento sulla par condicio in campagna elettorale è in discussione in Commissione di Vigilanza e prevede di estendere i principi della disciplina delle tribune politiche ai programmi di informazione, chiedendo in pratica un'applicazione stringente della par condicio in entrambi i casi.

Sarebbero circa un centinaio gli emendamenti, molti abrogativi, presentati alla bozza di atto di indirizzo sul pluralismo, predisposti dal capogruppo del Pdl in Commissione di Vigilanza, Alessio Butti. Il quale aveva già annunciato che avrebbe modificato alcuni punti, in particolare quelli sull'alternanza dei conduttori e sulla libertà per i direttori di fare editoriali, sui quali il presidente Sergio Zavoli aveva avanzato dubbi di ammissibilità.

Michele Santoro, che l'anno scorso mise in piedi la mobilitazione di Raiperunanotte, parla di «norme liberticide», invitando Zavoli e l'opposizione ad evitare di metterle al voto. «Perseverare è diabolico», afferma Giovanni Floris, mentre Bruno Vespa si dice convinto che siano possibili «formule diverse per obbligare tutti noi a condurre dibattiti realmente equilibrati». La par condicio - sostiene l'opposizione - con la presenza paritaria di forze politiche e candidati alle elezioni locali, è di fatto inapplicabile alle trasmissioni di approfondimento e obbligherà alla loro sospensione. La maggioranza ufficiosamente spiega che «sono stati previsti diversi emendamenti, con una certa gradualità, in attesa di capire come si svilupperà il dibattito in commissione». La discussione comincia martedì, prosegue mercoledì e giovedì per arrivare ad approvare il regolamento entro il termine previsto a fine mese.

Insomma gli elementi per un nuovo scontro tra maggioranza e opposizione ci sono tutti. Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani «serve un'autorità che controlli l'imparzialità della Rai durante la campagna elettorale per le amministrative». «Gli ultimi 10 giorni - dice il segretario - abbiamo visto le televisioni invase da Berlusconi. Nemmeno in Bielorussia succede una cosa del genere». Secondo il leader Idv, Antonio Di Pietro «siamo davanti all'ennesima proposta da minculpop di questo governo e della sua maggioranza: vogliono evitare che i cittadini siano informati per disincentivare il voto alle amministrative e ai referendum». È «inammissibile riproporre la chiusura dei talk show in campagna elettorale dopo la sentenza del Tar che l'anno scorso ha stabilito che i programmi di informazione non possono essere equiparati alle tribune elettorali», sostiene Paolo Gentiloni (Pd). «È in arrivo un bavaglio totale», avverte Enzo Carra dell'Udc.

Intanto i vertici di viale Mazzini sono impegnati nella scelta del successore di Mario Orfeo alla guida del Tg2. Il direttore generale Mauro Masi sta sondando l'orientamento dei consiglieri in vista del consiglio di amministrazione di giovedì. Susanna Petruni resta in pole position, ma tra i nomi che circolano c'è anche quello di Gennaro Sangiuliano. La redazione del Tg2, con un documento del cdr letto nell'edizione delle 20,30 ha chiesto la «nomina subito di un nuovo direttore con pienezza di funzioni», in grado di offrire garanzie di «una informazione libera e pluralista» da parte della testata, onde evitare il ripetersi della lunga fase di stallo e interim che precedette la nomina dello stesso Orfeo. Una situazione che la direzione generale della Rai, con una nota letta anch'essa nell'edizione del Tg2 serale, si è impegnata a non ripetere, assicurando che la nomina del nuovo direttore sarà fatta «senza ritardo di sorta», da parte del cda dell'azienda, che si riunirà giovedì prossimo.

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