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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2011 alle ore 06:39.

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MILANO
Otto anni dopo il processo Sme, Silvio Berlusconi si riaffaccia al palazzo di Giustizia di Milano. Lo fa dall'ingresso laterale di via Freguglia atteso da un centinaio di supporter, che saluterà dal predellino della sua Audi due ore dopo. In quello che ormai appare un mutamento di strategia processuale e mediatica, il presidente del Consiglio ha deciso di partecipare all'udienza preliminare per le presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi da Mediatrade. Le accuse ipotizzate sono quelle di appropriazione indebita in concorso e di frode fiscale. Con il premier sono indagati il figlio Piersilvio, Fedele Confalonieri, Paolo Del Bue, Frank Agrama, Roberto Pace, Gabriella Ballabio, Giovanni Stabilini, Daniele Lorenzano, Giorgio Dal Negro, Paddy Chan, e Catherin Hsu Chun.
Accompagnato dai legali Niccolò Ghedini e Piero Longo, Berlusconi ha stretto le mani ai pm Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale. L'udienza preliminare si è svolta al settimo piano, presidiato dai carabinieri e precluso a curiosi e cronisti. Le finestre dell'aula numero nove, dove si teneva l'udienza, sono state coperte con dei cartoni rudimentali per evitare sgradite «zoomate» da parte dei teleobiettivi. Nel corso dell'udienza c'è stato il tentativo (respinto dal Gup) di un azionista Mediaset, con una sola azione, di costituirsi parte civile. Il giudice Maria Vicidomini ha chiarito che nel processo l'unico ente che avrebbe diritto a costituirsi è l'Agenzia delle entrate cui, tuttavia, la presidenza del Consiglio non ha concesso l'autorizzazione. L'accusa di frode tributaria si riferisce a imposte contestate sino all'anno fiscale 2009, mentre quelle di appropriazione indebita riguardano 34 milioni di dollari che sarebbero stati incamerati da Agrama, ritenuto socio "occulto" del premier, fino al 2006 e sarebbero frutto di presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv.
Ieri Berlusconi, intervenendo a Canale 5 nel corso del programma «Mattino 5», ha ribadito di essere «perseguitato» dai giudici e ha dato la sua versione dei fatti circa i suoi rapporti con Agrama. «Non c'è stato un solo dollaro passato da me a lui. Le accuse sono infondate perché non c'è prova. L'ho incontrato due o tre volte negli anni Ottanta e poi non l'ho più visto. Nel corso degli anni il signor Agrama – ha rievocato Berlusconi – per farsi comprare i film ha versato cifre» ai dirigenti Mediaset e «allora - si chiede il capo del governo - è possibile che un imprenditore paghi parecchi milioni al capo dell'ufficio acquisti della sua azienda che fa la cresta sugli acquisti?». In ogni caso Mediaset nella relazione di bilancio 2010 ha spiegato che non provvederà ad alcun accantonamento specifico.
Nello stesso procedimento Mediatrade figurano poi Daniele Lorenzano e Giorgio Dal Negro: due figure da sempre vicine al mondo Fininvest. Entrambi risultano avere giocato un ruolo centrale in almeno un'operazione entrata nel focus delle cronache. Quella che portò, nel 1994, attraverso un'asta, all'aggiudicazione dei 30 ettari che costituiscono l'attuale parco di villa Certosa in Sardegna. Lorenzano, socio di Dal Negro proprio nel campo della distribuzione di film e diritti televisivi, era il dominus della Pan Europe Ltd, che si aggiudicò all'incanto il capitale della società Punta di Volpe e della controllata Lo Scoglio Srl per 4,5 miliardi di lire. La cedette, poi, a 12 all'Immobiliare Idra presieduta da Giuseppe Spinelli, l'uomo di fiducia di Berlusconi, addetto anche al saldo dei prestiti e degli esborsi a Lele Mora e alle ragazze di via Olgettina. Ieri, poi, i legali del premier, hanno anche avuto un colloquio con il presidnte della quarta sezione penale Giulia Turri, che, il 6 aprile prossimo, presiederà la prima udienza del processo con rito immediato per prostituzione minorile che coinvolge oltre al premier, anche Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti.
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