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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2011 alle ore 22:56.

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Nella foto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della visita a Ellis Island (Ansa)Nella foto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della visita a Ellis Island (Ansa)

NEW YORK - Giorgio Napolitano ha lanciato un appello alle regioni italiane perchè si assumano ciascuna le proprie responsabilità, accogliendo i nuovi immigrati da Lampedusa. E ha lanciato lo stesso appello all'Europa, perchè esprima, soprattutto per se stessa, maggiore solidarietà con questo nostro problema italiano: quello di essere la prima sponda per rifugiati politici, clandestini, disperati in fuga da una guerra o dalla fame che attraversano il Mediterraneo cercando la speranza europea. Il messaggio del presidente della Repubblica è chiaro, il problema dell'immigrazione non può essere limitato alle sponde che per casualità geografica si trovano sulle rotte di barconi carichi di immigrati illegali. Il problema è più vasto: «L'Italia, le singole regioni italiane, non possono dare uno spettacolo di incertezza e divisioni che purtroppo si rischia di dare. Non ci può essere una regione che accetta di accogliere una parte degli immigrati e un'altra regione che dice di no. Faccio appello allo spirito di coesione e solidarietà che non deve mancare in questo momento». Lo stesso messaggio vale per l'Europa, ci vogliono ha detto Napolitano «politiche univoche sia sull'immigrazione che sull'asilo politico… Speriamo in un progresso possibile nelle prossime settimane».

Dichiarazioni corredate da un forte significato simbolico e da una certa emozione. Il presidente parla da Ellis Island, un isolotto nel porto di New York, subito prima di Liberty Island, dove si vede la Statua della libertà. Napolitano è venuto a sua volta in barca su quest'isola in una giornata tanto fredda quanto tersa e luminosa per rendere omaggio ai 4 milioni di immigrati italiani che fra il 1892 e il 1952 dovettero transitare per questi palazzi, per questi cortili squadrati, come tappa prima di poter varcare i cancelli del sogno americano. Come loro altri 8 milioni di immigrati di altre nazioni sono passati per Ellis Island, dove oggi c'è il più importante museo sull'immigrazione d'America con un programma informatico che ricostruisce legami famigliari, provenienza, destinazioni di un secolo fa. E dunque i suoi commenti, quando rivolge il pensiero a Lampedusa e al problema dell'immigrazione illegale, non sono casuali. Il tono è fermo, l'appello a tutti, Governo incluso a fare qualcosa subito, perchè «La situazione a Lampedusa è inaccettabile… si deve intensificare, come già si sarebbe dovuto fare nei giorni scorsi, l'afflusso dei mezzi necessari per portare via gran parte delle persone sbarcate».

Proprio dfi questi problemi avevamo parlato qualche settimana fa con Demetrios Papademetriou, il cofondatore e presidente del Migration Policy Institute, un think tank a Washington dedicato alla prevenzione dei problemi migratori. La sua conclusione: «L'Europa è ferma. Non riesce a esprimere, come dovrebbe, un approccio coerente. E il pericolo aumenta visto che se la rivoluzione democratica nel mondo arabo allargherà il suo contagio, la situazione non potrà che peggiorare». Il pericolo più grave? Quello di un esodo massiccio, non di migliaia ma di centiania di migliaia di persone. Per questo il messaggio di Napolitano sale da Lampedusa alle regioni e all'Europa. Guai a perdere tempo. Napolitano ha anche concesso un'intervsita a Maria Bartiromo della Cnbc. Ne ha approfittato per rassicurare un pubblico di esperti: l'Italia dal punto di vista della crisi debitoria è al sicuro. Infine di nuovo un messaggio a Gheddafi: «Il Colonnello è deligittimato». Prima se andrà meglio sarà per tutti: si potrà ricominciare a costruire più in fretta la nuova Libia.

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