Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2011 alle ore 06:44.

My24


ROMA
Sanno che dovranno aspettarsi un aumento dei tassi e quindi del costo del denaro. Stanno già facendo i conti, nella vita quotidiana, con un mondo bancario più attento e selettivo nella concessione dei crediti. Non stupisce quindi che le imprese guardino con preoccupazione agli imminenti nuovi stress test per le banche e alle indicazioni che arrivano dai mercati, con le banche che sono in negativo nei listini. È vero che i nuovi parametri di Basilea 3 cominceranno ad avere effetti dal 2013, ma sia la Banca d'Italia sia il ministero dell'Economia stanno esortando gli istituti bancari a patrimonializzarsi.
«E questo ci fa temere una riduzione della liquidità a disposizione delle imprese». Vincenzo Boccia, presidente della Piccola industria di Confindustria e responsabile confederale per il credito e la finanza per le pmi, sta girando l'Italia in vista delle Assise confederali del 7 maggio. Nei tavoli organizzati dalla Piccola nei territori c'è sempre il credito in testa alla classifica delle preoccupazioni degli imprenditori.
I dati dell'ultimo resoconto mensile dell'Abi, pubblicato nei giorni scorsi, indicano per l'inizio del 2011 un'accelerazione del trend dei finanziamenti al totale delle imprese, con un +4,3% (il 54% destinati ad attività manifatturiere, estrazione di minerali e servizi). Ma è un numero su quale bisogna riflettere: «È un andamento complessivo, che accorpa un mondo imprenditoriale dove invece si sentono molto le differenze tra grandi e piccole, tra chi oggi è forte sul mercato e chi invece è ancora in difficoltà». Un mondo, spiega, sostanzialmente diviso in tre parti: le imprese che hanno già superato la crisi, puntando sull'export, ben capitalizzate e quindi con un forte potere contrattuale con le banche; quelle marginali, che difficilmente ce la faranno e si trovano i rubinetti del credito chiusi; quelle che sono a metà del guado, in fase di ristrutturazione ed avrebbero bisogno di liquidità per crescere. «È questa fascia che rischia di soffrire di più. La realtà è che gli istituti di credito sono diventati molto selettivi. E lo diventeranno ancora di più se non ci sarà un'entrata in vigore graduale di Basilea 3, che avrà effetti anticiclici. Si rischia si penalizzare la ripresa». Serve un tavolo europeo: «Anche perchè il mercato del credito Ue è diverso da quello americano».
Una particolarità che ieri ha sottolineato anche il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, facendo riferimento al diverso atteggiamento sui tassi della Bce rispetto alla Fed americana.
E occorre anche insistere sul lavoro che sia la Confindustria nazionale, sia le associazioni territoriali hanno messo in piedi con le banche, dalla moratoria dei debiti agli accordi con i singoli istituti, come Intesa SanPaolo. «Dobbiamo accompagnare le imprese, indirizzarle a fare credito buono», dice Ambra Redaelli, vice presidente Confindustria Lombardia con delega per il credito e presidente del Comitato Piccola. «Le aziende - spiega - nei mesi passati, specie nel periodo più brutto della crisi, si sono finanziate soprattutto con il credito a breve. Non hanno messo in luce gli aspetti qualitativi, per esempio gli investimenti che specie le piccole fanno in ricerca e non compaiono, perchè fatti con il circolante. Bisogna lavorare anche sulla qualità del debito». La Redaelli è fiduciosa che, collaborando con le banche, si possa evitare che gli effetti del nuovo scenario si riversino sulle aziende come mancanza di liquidità. «Non siamo più nella fase fine 2008 metà 2009, quando gli istituti avevano veramente chiuso i rubinetti».
Ci sono poi gli strumenti messi a disposizione dalla moratoria: non solo tempi più lunghi per i debiti, ma coinvolgimento delle banche sulla patrimonializzazione delle imprese. «Su questo aspetto sto notando un forte cambiamento culturale», dice Attilio Tranquilli, vice presidente di Unindustria (Roma, Viterbo, Frosinone, Rieti). Anche nei precedenti testi c'era questa possibilità, «ma le aziende non l'hanno messa in pratica sufficientemente». Ora hanno capito, aggiunge, che crescere e aumentare il capitale è fondamentale. E sono molto interessate anche al Fondo di investimento italiano, nato su spinta dell'Economia, cui partecipa anche Confindustria. A preoccupare gli imprenditori, continua Tranquilli, è l'aumento previsto del costo del denaro e la maggiore selettività del credito. Se il dato complessivo dei finanziamenti è in crescita, spiega, ci sono due fenomeni che si stanno verificando: «Un calo fisiologico degli affidamenti, legato al minore fatturato, un credito selettivo più che in passato». Bisogna continuare con il dialogo: «Avere nella nostra associazione le prime banche italiane ha facilitato i rapporti e ha fatto sì che le imprese di Roma e dintorni non abbiano sofferto di un vero e proprio credit crunch».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi