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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2011 alle ore 06:40.

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È scontro politico sui talk show informativi, come un anno fa. L'Autorità per le comunicazioni ha approvato il Regolamento per le televisioni private nazionali, dove si distingue nettamente tra tribune elettorali e i programmi informativi.
Il presidente della Vigilanza Sergio Zavoli, relatore sul provvedimento per la Rai, dovrebbe decidere oggi sull'ammissibilità o meno degli emendamenti che imporrebbero al servizio pubblico lo "spegnimento" delle trasmissioni di approfondimento informativo. Una dichiarazione d'inammissibilità, possibile ma non scontata da parte di Zavoli, scatenerebbe la reazione del centro-destra, che potrebbe anche far rinviare il voto (la par condicio deve scattare dal 31 marzo).

Lo scontro in Vigilanza si è acceso ieri, durante la discussione generale, finita in tarda serata, in particolare sugli emendamenti presentati dal Pdl, dalla Lega e dai Responsabili che, in sostanza, pur con una formulazione diversa dal testo "secco" approvato in occasione delle amministrative di un anno fa, mettono fuori gioco i talk show di approfondimento informativo - Anno Zero, Ballarò, Porta a Porta e Qui Radio Londra - per i 45 giorni che precedono il voto del 15 e 16 maggio e per i quindici che precedono gli eventuali ballottaggi.

Vi si prevede, infatti, la presenza di tutte le forze politiche parlamentari, in condizioni di parità, sino alla presentazione delle liste e, subito dopo, di tutti i candidati e di tutte le liste di ciascun Ente Locale per il quale si vota il rinnovo del consiglio e della giunta. La norma, in se, non chiude i talk show, ma già un anno fa la Rai decise autonomamente, sia pura a maggioranza, di sospenderli a fronte dell'impossibilità di rispettarne il formato applicando regole analoghe a quelle delle tribune politiche ed elettorali.

L'Agcom stavolta ha giocato d'anticipo. Ha approvato ieri il proprio Regolamento per le amministrative, oltre a quelli per due referendum locali: uno sui siti nucleari in Sardegna e l'altro sull'eventuale passaggio di Magliano Sabino dal Lazio all'Umbria. L'Autorità presieduta da Corrado Calabrò ha approvato un testo che sarà in contrasto con quello della Vigilanza, in caso quest'ultima approvasse l'equiparazione tra comunicazione politica e programmi d'informazione proposta da Pdl e Lega. Il Tar Lazio, sospese, un anno fa, su ricorso di Sky e di Telecom Italia Media (non di Mediaset) il Regolamento nel quale l'Agcom aveva dovuto, senza convinzione, far proprio il testo approvato in Vigilanza. Il rischio è quello di avere regole diverse per la Rai rispetto alle tv commerciali e a Mediaset, in particolare. Relatore del provvedimento è il presidente Sergio Zavoli, che deve decidere oggi sull'ammissibilità o meno degli emendamenti presentati lunedì in commissione. Lo farà, probabilmente, in apertura della riunione di oggi, alle 14.

Pd, Udc e Italia dei Valori chiedono di dichiarare inammissibili gli emendamenti Pd-Lega, alla luce della legge 28 del 2000, dove si distingue tra i programmi di propaganda e quelli d'informazione e della successiva sentenza della Corte Costituzionale del 2002, che ha confermato e rafforzato tale distinzione. Oltre, ovviamente, alla decisione del Tar Lazio che ha annullato la delibera dell'Agcom - ma non quella della Vigilanza - nello scorso anno. Un soggetto che si ritenesse colpito nei proprio interessi dal Regolamento della Vigilanza potrà chiedere di tutelarli, insomma, non al Tar, ma ad un tribunale con un ricorso d'urgenza.

Attenzione, però: il Regolamento dell'Agcom riguarda tutti i programmi d'informazione delle tv private nazionali, tg compresi. Si devono applicare «con particolare rigore» i principi di pluralismo, imparzialità, indipendenza, obiettività e apertura delle diverse forze politiche. Non è ammessa, ad alcun titolo - al contrario, ovviamente, delle trasmissioni di comunicazione politica - la presenza di candidati e non possono essere trattati temi di «rilevanza politica ed elettorale nè che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici». È anche vietato fornire, anche in forma indiretta, indicazioni di voto.

Si tratta di capire se le riprese di leader politici nazionali che hanno alle loro spalle foto e simboli con il nome dei candidati - pratica di cui si è abusato nelle ultime amministrative - saranno tollerati o meno dall'Agcom. E se le «vicende o fatti personali» riguarderanno anche quelle giudiziarie. La separazione tra comunicazione politica e informazione, in ogni caso, è netta, anche per le emittenti locali.

LA PAROLA CHIAVE
Agcom
L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) è un'autorità indipendente, istituita dalla legge 249 del 31 luglio 1997. Indipendenza e autonomia sono elementi costitutivi che ne caratterizzano l'attività e le deliberazioni. Al pari delle altre autorità previste dall'ordinamento italiano, l'Agcom risponde del proprio operato al Parlamento, che ne ha stabilito i poteri, definito lo statuto ed eletto i componenti. La legge istitutiva affida all'Autorità il duplice compito di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali dei cittadini. In tema di par condicio, l'autorità approva, ad ogni competizione elettorale, il regolamento che si applica alle televisioni private

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