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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2011 alle ore 06:38.

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TOKYO. Dal nostro inviato
Una manifestazione di protesta davanti al quartier generale della Tepco a Shimbashi ha evidenziato la crescente frustrazione dell'opinione pubblica giapponese di fronte al prolungarsi della crisi nucleare e all'ennesima provocazione da parte della controversa società che gestisce la centrale di Fukushima. Il presidente Tsunehisa Katsumata, dopo aver indicato che occorreranno ancora mesi per stabilizzare la situazione, ha dichiarato che la società smantellerà i 4 reattori più problematici. Una gaffe che ha indotto il capo di gabinetto Yukio Edano a correggerlo, riconoscendo che, in base alle «circostanze sociali», l'intera centrale di Fukushima Daiichi non può avere futuro e che quindi tutti e sei i reattori dovranno essere smantellati. Sulle modalità con cui l'operazione sarà effettuata circolano molte idee, ma per il momento nessuna è stata ufficialmente presa in considerazione.
Non si è trattato di un buon esordio per il nuovo responsabile con pieni poteri della Tepco, dopo che il direttore generale Masataka Shimizu - che non si era fatto più vedere in pubblico dal 13 marzo - è stato ricoverato in ospedale per ipertensione ed esaurimento. Shimizu, anche nei giorni precedenti, si era ridotto a una nullità - senza un formale passaggio di poteri - restando a letto in un locale nello stesso edificio in cui si è riunita la task force tra azienda e governo incaricata di gestire la crisi. Incredibilmente, la Tepco ha fatto sapere che Shimizu non intende dimettersi.
L'altra indicazione venuta da Katsumata è che l'azienda cercherà di evitare un salvataggio pubblico e quindi una nazionalizzazione che penalizzerà gli azionisti (già colpiti dal crollo di quasi l'80% del titolo, sceso ai minimi da 47 anni). Un mero auspicio, visto che lo stesso chairman ha riconosciuto che nemmeno i nuovi finanziamenti delle banche per l'equivalente di quasi 19 miliardi di euro potranno bastare. Tepco e autorità giapponesi stanno finalmente mostrando più disponibilità ad accettare supporti e consulenza dall'estero. Un team francese di esperti guidato dalla numero uno di Areva, Anne Lauvergeon, è arrivato a Tokyo per offrire assistenza, in anticipazione della visita-lampo di oggi del presidente Sarkozy, che ha insistito - ignorando le resistenze giapponesi - per essere il primo leader straniero a metter piede nel paese dopo la tripla catastrofe. Non era stato apprezzato l'allarmismo dei francesi fin dai primi giorni della crisi nucleare, così come non sembra trovare entusiasmi l'ultima trovata di Parigi: quella di convocare un G-20 dei ministri dell'Energia sul tema della sicurezza degli impianti nucleari. Forse per ribadire chi sia il suo primo interlocutore, il premier Naoto Kan ha telefonato ieri a Barack Obama, mentre gli Usa hanno inviato robot in grado di fare rilevazioni accurate in aree troppo radioattive per consentire la presenza umana. Greenspeace, intanto, ha insistito sulla necessità che sia ampliata la zona di evacuazione intorno alla centrale: un'esigenza condivisa dall'Agenzia Internazionale dell'energia atomica.
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