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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 08:15.

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ROMA
Il governo scommette di nuovo su un accordo con la Tunisia per frenare l'immigrazione dalle coste nordafricane. Anche perché la gestione dell'emergenza è ogni giorno più complicata. Ieri è arrivato lo stop delle regioni alla dislocazione delle tendopoli per alloggiare i migranti clandestini. Scende in campo in Quirinale: il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, è stato ricevuto dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per un aggiornamento sulle iniziative del Governo. Napolitano ha assicurato a Maroni il sostegno per appoggiare in sede europea le richieste dell'Italia. In serata, una telefonata tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Commissione Ue: «L'emergenza immigrazione è un problema che riguarda tutta l'Europa e, come tale, deve essere affrontato e risolto a livello europeo» avrebbero concordato i due leader di governo. Ma il problema più urgente è come gestire i 22mila clandestini giunti in Italia dall'inizio dell'anno, come ha detto il ministro dell'Interno in Parlamento. È il tema strategico dell'incontro di lunedì a Tunisi tra Berlusconi, Maroni e i vertici politi locali: i rimpatri. Si riporta un pacchetto di offerte finanziarie (circa 100 milioni), più altre proposte del premier. Ieri il Cavaliere ha definito la mole degli arrivi «uno tsunami umano» e ha detto di confidare sulla possibilità di riportare in Tunisia fino a 100 immigrati al giorno. La Lega non perde occasione per ribadire che i clandestini vanno rimpatriati. Come ha fatto il governatore del Veneto Luca Zaia. «Resta ferma l'idea - ha sottolineato - che l'unica destinazione degli immigrati tunisini sia il loro Paese». In realtà diverse regioni propongono di ricorrere ai permessi di soggiorno temporanei, previsti dall'articolo 20 del testo unico sull'immigrazione, per consentire ai tunisini di ricongiungersi con i familiari che possono trovare nei paesi dell'area Schengen. Per Maroni si tratta del ricorso a un mezzo estremo, considerato semmai uno strumento di pressione: «Per far capire all'Europa che, di fronte al diniego totale di collaborazione, abbiamo norme che ci consentono di attuare il principio di solidarietà europeo e dunque, se uno vuole andare da un'altra parte non possiamo trattenerlo». Ieri a palazzo Chigi c'è stata la prima riunione della cabina di regia costituita per affrontare l'emergenza. Al tavolo con il premier il sottosegretario Gianni Letta, i ministri Roberto Maroni, Ignazio La Russa e Raffaele Fitto, il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, con altri governatori ed esponenti di Upi ed Anci. Berlusconi e Maroni hanno esposto la strategia del Governo: stabilizzare la quota di migranti grazie al blocco delle partenze che si spera di ottenere lunedì prossimo a Tunisi nell'incontro con il premier Caid Essebsi. Poi, distribuire tra tutte le regioni, escluso l'Abruzzo, i 22mila già arrivati, svuotando Lampedusa, per sistemarli in tendopoli in attesa di essere rimpatriati. Protezione civile e vigili del fuoco hanno montato o messo a disposizione circa 2mila tende, in grado di ospitare complessivamente 16-20mila persone. C'è stata a questo punto la sollevazione dei governatori. «Diciamo no - ha spiegato Errani - a situazioni che non si possono gestire, le tendopoli non sono gestibili».
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