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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 08:15.

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PARIGI
Un allevamento ovino in Romania. Una società di taxi in Mali. Un laboratorio di ferro battuto in Moldavia. Sono alcuni dei progetti finanziati dalla Francia, attività di clandestini rimandati nei Paesi d'origine, ma per ricominciare davvero una nuova vita. Sono rimpatri assistiti, resi possibili da una serie di sussidi, tre tipologie diverse. I dati sul 2010 non sono ancora stati resi noti «e le prime stime indicano una flessione del numero dei contributi attribuiti rispetto all'anno precedente, ma davvero lieve. Questi aiuti restano una priorità del nostro Governo», sottolinea Nathalie Kouyate, dell'Ofii (Ufficio francese dell'immigrazione e dell'integrazione), l'organismo pubblico che gestisce questi finanziamenti.
Esistono gli «aides au retour humanitaire» (Arh), destinati ai cittadini originari di altri Stati dell'Unione europea, 300 euro per ogni adulto e 100 ai minori. Nella stragrande maggioranza vanno ai Rom, di ritorno in Romania e Bulgaria. In questo caso, come nei seguenti, si escludono ovviamente le spese relative al viaggio. Nel 2009 ne hanno beneficiato 12.323 persone. Per gli stranieri non Ue, invece, ci sono gli «aides au retour volontaire» (Arv). Nel 2009 sono stati versati a 2.913 persone. A una coppia vanno 3.500 euro e poi mille per ogni figlio minorenne (500 a partire dal quarto). Infine, gli «aides à la réinsertion», la grande novità degli ultimi anni: sovvenzioni per aprire un'attività nel proprio Paese d'origine, come gli esempi forniti inizialmente. «Ci occupiamo di tutto – precisa la Kouyate -. Dalla formazione professionale fino alla creazione dell'impresa». Il beneficiario puo' ottenere dai 7mila ai 20mila euro. Nel 2009 sono stati finanziati 592 progetti. Questi contributi vanno di preferenza ai cittadini dei Paesi con i quali Parigi ha concluso un accordo di gestione dei flussi migratori (sono 11).
Con questa pletora di aiuti, esistono degli abusi? Sì, eccome. Tanto che, dal settembre 2010, i beneficiari di tutte le tre tipologie devono lasciare le loro impronte digitali, inserite nella banca dati Oscar. Per evitare che, cambiando la propria identità, ritornino in Francia. Chiedano nuovi aiuti. E ricomincino tutto da capo.
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