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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 18:37.

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A L'Aquila è il momento delle aule di giustizia. La procura ha concluso le indagini sui crolli che hanno causato la morte di 308 persone. L'inchiesta ha portato all'apertura di circa 220 fascicoli. Quindici, tra cui quello relativo alla Casa dello Studente, andranno a processo. Gli altri sono stati archiviati o in via di archiviazione perché le indagini hanno stabilito che le case sono crollate per la vetustà e la violenza del terremoto o perché gli indagati sono ormai defunti.

Ma questa sui crolli non è la sola inchiesta: c'è anche quella sulla commissione Grandi Rischi, per la quale i pm aquilani hanno iscritto sul registro degli indagati sette persone che hanno partecipato all'Aquila alla riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del sisma, al termine della quale, secondo l'accusa, si sono lanciati messaggi rassicuranti che non hanno fatto attivare precauzioni in grado di salvare vite umane.

Gli indagati sono Franco Barberi,vicario della commissione Grandi rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo della Protezione civile, Mauro Dolce, direttore dell'ufficio prevenzione della Protezione civile, Enzo Boschi presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giuliano Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti dell'Ingv, Gian Michele Calvi, sismologo e direttore dell'Eucentre di Pavia e Claudio Eva, ordinario di fisica dell'Università di Genova. Quaranta famiglie hanno citato in giudizio direttamente la Presidenza del Consiglio dei ministri, in quanto la Commissione Grandi Rischi è una sua emanazione, chiedendo danni per 22,5 milioni di euro.

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