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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 17:17.

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Piattaforma petrolifera Bp nel Golfo del messico - ReutersPiattaforma petrolifera Bp nel Golfo del messico - Reuters

Londra – A un anno dal disastro del pozzo Macondo a Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, Bp torna a estrarre petrolio da quelle stesse acque profonde. E lo farà, secondo le indiscrezioni svelate ieri dal Sunday Times, grazie ad un accordo con le autorità americane che hanno dato l'ok seppure a precise condizioni. La prima e più vincolante è la garanzia d'accesso a rappresentanti governativi 24 ore al giorno 365 giorni all'anno per potere controllare le operazioni. La seconda è che Bp applicherà misure di sicurezza che andranno oltre quelle introdotte dopo la tragedia dello scorso anno. La terza è che per questa prima fase Bp si limiterà a effettuare perforazioni per alimentare pozzi già esistenti, non avvierà, quindi, ulteriori ricerche. Lo sblocco totale potrebbe, però, giungere entro l'anno.

La notizia, che il gruppo britannico non ha voluto commentare al Sunday Times, è destinata a scatenare reazioni durissime soprattutto dai gruppi ecologisti che da anni accusano Bp di aver troppo spesso provocato danni enormi all'ambiente: non solo nel golfo del Messico, ma anche in Texas.

E' in realtà una svolta sorprendente per più motivi. Dopo la tragedia di Deepwater Horizon che causò undici morti, il più grave disastro ambientale della storia americana e costò il posto all'allora ceo del gruppo, Tony Hayward, s'era diffusa la convinzione che Bp avrebbe lasciato progressivamente l'area americana. Nonostante oggi incorpori Chevron, nonostante i fondi pensione americani abbiano quote significative del gruppo. Sensazione consolidata dalla decisione del nuovo ceo, l'americano Bub Dudley, di stringere una partnership strategica con Rosneft il colosso pubblico del petrolio russo nato dall'espropriazione di Yukos all'oligarca imprigionato, Mikhail Khodorkovskij. Un accordo che porta Bp a puntare se non tutto certamente molto, nelle esplorazioni dell'Artico.

In realtà su quel deal pesa oggi l'opposizione degli imprenditori russi di Tnk-Bp che non vogliono lasciare al colosso inglese la possibilità di aggirare la joint venture per operare direttamente con Rosneft. La prima partita in sede giudiziaria del match contro Bp per ora l'hanno vinta gli oligarchi che si sono guadagnati un‘ingiunzione sufficiente per bloccare l'intesa. Nasce da qui la decisione di Dudley di ripensare al ruolo del gruppo in America ? Improbabile, perché l'intesa deve aver avuto tempi lunghi per maturare. La vicenda, come detto, non mancherà di suscitare polemiche visto che Bp non ha ancora finito di pagare tutti i danni per i guai dello scorso anno. Il conto finale è ancora, in parte, indefinito, ma Bp ha già raccolto un tesoretto di 41 miliardi di dollari vendendo asset in mezzo mondo.

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